La guerra di via Padova Grave un altro africano accoltellato in una rissa

MilanoVia Clitumno, quartiere via Padova. Anche ieri sera tutto è accaduto dove doveva accadere. Un marocchino di 21 anni, immigrato in Italia da clandestino e pregiudicato per furti e spaccio, è stato accoltellato e ferito gravemente in una via che ormai a Milano è diventata un marchio. Sinonimo di degrado, clandestinità, spaccio. Un marchio appiccicato a tutto quello che l’immigrazione non dovrebbe essere e invece è.
Via Clitumno è una traversa di via Padova. La casbah di Milano, la banlieu della città, dove si aspettava la rivolta degli immigrati contro lo Stato e invece - meno di due settimane fa - è scoppiata una guerra fra bande: nordafricani contro sudamericani. Per l’uccisione, sempre a coltellate, di un altro giovane, Ahmed Abdel Aziz El Sayed. Un nordafricano. Un egiziano ucciso da tre dominicani di 31, 19 e 18 anni e subito vendicato dai suoi connazionali che, per la rabbia, hanno messo a ferro e fuoco il quartiere per una sera intera, rovesciando le auto, entrando nei negozi, picchiando chiunque capitasse loro sotto tiro, specie se «latinos».
Ieri sera in via Padova - erano appena passate le 21 - la rivolta non è scoppiata. La pioggia e la polizia che da due settimane presidia la strada hanno spento ogni velleità. Ma fra i due luoghi ci sono solo pochi metri di distanza. E ora torna la paura. La paura di una guerra fra bande, di una faida infinita, magari a bassa intensità. Anche perché da quel sabato maledetto non è la prima volta che la violenza torna a insanguinare il quartiere - una lingua di palazzi che da piazzale Loreto si allunga fino a Crescenzago e poi a Cascina Gobba, fino a finire sulla tangenziale est; un quartiere ex operaio che per la sua storia e conformazione urbanistica è stato colonizzato dall’immigrazione straniera - filippini, romeni, nordafricani, ecuadoriani soprattutto - e dove si calcola che ci siano poco meno di 10mila irregolari.
La tensione è sempre più alta. Altro episodio, poco dopo il ferimento a morte del giovane egiziano e la rivolta dei nordafricani: era il giorno di quella che doveva essere la «marcia della riconciliazione» promossa da qualche associazione. Ecco, quel giorno era iniziato con il ferimento all’alba di un algerino di 17 anni in via Porpora, la parallela di via Padova, dove nello stesso momento un negozio di profumi veniva assaltato e rapinato con un taglierino da un uomo. Dovevano essere tutti al corteo e invece a quella manifestazione della pace partecipava solo qualche decina di persone.
Ieri il giovane marocchino è stato trovato riverso a terra, cosciente ma grave, con tre ferite di arma da taglio. Il pronto soccorso è stato allertato per una rissa. Tutto è scoppiato e si è consumato in quel fortino del degrado. Lui è uscito barcollando. Ha lasciato una scia di sangue lungo la strada. Davanti c’è un concessionario, poi un mercato. È andato avanti, come per scappare. Cinquanta metri dopo si è appoggiato una prima volta a un muro. Poi, dopo altri dieci metri, si è accasciato definitivamente, lasciando un lago di sangue. È lì che lo hanno trovato
Il marocchino ventunenne è uno dei tanti Mohammed immigrati irregolarmente in Italia. Anzi uno dei troppi che, una volta arrivati qui, vanno ad alimentare quella massa di irregolari che campa di furti, spaccio e altri piccoli o grandi crimini. Sono 40mila a Milano.

E al quadro si aggiunge un altro elemento: i controlli in via Clitumno ci sono stati: in 6 mesi la Polizia municipale ha effettuato ben 6 blitz, che hanno consentito di controllare tutti gli 86 appartamenti e di identificare 236 persone. Dodici persone sono state denunciate per aver affittato a clandestini. Per sette appartamenti la Polizia municipale ha chiesto il sequestro, che però non è arrivato.

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