"Abbiamo organizzato noi l'attentato": chi c'è dietro l'esplosione di San Pietroburgo

L'Esercito Repubblicano Nazionale (Anr), un gruppo creato dai ribelli russi che si oppongono al Cremlino, ha rivendicato la responsabilità dell'attentato di San Pietroburgo

"Abbiamo organizzato noi l'attentato": chi c'è dietro l'esplosione di San Pietroburgo

L'attentato che domenica scorsa ha ucciso a San Pietroburgo, in Russia, il noto blogger militare russo noto con lo pseudonimo di Vladlen Tatarsky potrebbe essere stato effettuato dall'Esercito Repubblicano Nazionale (Anr). Il gruppo creato dai ribelli russi che si oppongono al Cremlino ha infatti rivendicato la responsabilità dell'attentato, scagionando la donna arrestata, Daria Trepova.

Il giallo sull'attentato

"Questa azione è stata preparata e perpetrata da noi autonomamente. Non abbiamo contatti e non abbiamo ricevuto aiuto da nessuna struttura straniera, tanto meno dai servizi segreti", ha scritto la cellula dell'Anr di San Pietroburgo sul canale Telegram Rospartizan. Tatarsky, il cui vero nome era Maxim Fomin, era secondo gli oppositori un "istigatore e propagandista" oltre che "un criminale di guerra".

Nel rivendicare l'attentato si ricorda anche che il bar dove è avvenuta l'esplosione è di proprietà del boss del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, descritto "come uno dei più famosi criminali russi". L'attacco, spiegano ancora quelli che se ne assumono la responsabilità, "non era diretto contro i civili" ma "tutti i feriti sono sostenitori della campagna militare russa in Ucraina che giustificano i crimini di guerra del regime di Putin".

La donna arrestata

L'organizzazione esclude ala responsabilità della principale sospettata secondo il Comitato nazionale antiterrorismo russo, la ventiseienne Daria Trepova, che si trova agli arresti. "Chiediamo ai cittadini russi di emulare il nostro esempio e di opporre ogni tipo di resistenza al regime criminale russo fino alla sua completa distruzione. I criminali non si sentiranno al sicuro sul territorio russo - la Russia sarà libera!", conclude il messaggio, diffuso anche dal politico russo in esilio Ilya Ponomariov, l'unico deputato che ha votato contro l'annessione della penisola ucraina di Crimea (2014).

La 26enne russa Daria Trepova era stata accusata di essere l'esecutrice materiale dell'attentato al bar di San Pietroburgo, incriminata ufficialmente per "attentato terroristico" e "trasporto illegale di esplosivi". Lo aveva fatto sapere il Comitato investigativo russo, che ha fatto richiesta al tribunale Basmanny di Mosca di convalidare la custodia cautelare fino al 2 giugno.

L'esplosione a San Pietroburgo e la vittima

La vittima dell'attentato andato in scena a San Pietroburgo coincide con Tatarsky, all'anagrafe Maxim Fomin. L'uomo aveva oltre 560.000 follower su Telegram. Il 40enne aveva riferito dalla prima linea in Ucraina Russia. Fomin era noto per le sue posizioni filo-Putin e per l'appoggio totale alla cosiddetta "operazione militare speciale". Nell'ultimo anno aveva partecipato anche ad eventi al Cremlino. In una circostanza, aveva pubblicato un video affermando che "uccideremo e deprederemo tutti quelli che dobbiamo", riferendosi all'operazione militare.

La Tass ha precisato che l'esplosione è stata causata da oltre 200 grammi di Tnt. Stando alle prime indicazioni raccolte dalla stampa russa, inoltre, la bomba esplosa nel bar del centro di San Pietroburgo sarebbe stata nascosta in un "regalo" consegnato da una ragazza al blogger rimasto ucciso.

Si trattava di una scatola contenente una statuetta, secondo una fonte citata da Ria Novosti. Lo Street bar era stato affittato per un evento privato dal gruppo Cyber Front Z, che si definisce sui social network come formato da "soldati dell'informazione in Russia".

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