Guerra in Ucraina

"Accusato di terrorismo". Il capo degli 007 ucraini nel mirino di Mosca

Vasyl Malyuk è il bersaglio di un mandato d'arresto emesso dalla Federazione per la sua ammissione della responsabilità dei servizi segreti di Kiev nell'attacco al Ponte di Crimea del 2022

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La Russia stringe la morsa attorno ai vertici ucraini. Un tribunale di Mosca ha emesso un mandato di arresto nei confronti del direttore dei servizi di sicurezza ucraini (Sbu) Vasyl Malyuk, con l’accusa di terrorismo. L’uomo è stato subito aggiunto alla lista dei ricercati nella Federazione.

La notizia è stata diffusa dalla testata Kommersat poche ore dopo la richiesta del direttore dell’Fsb Aleksandr Bortnikov di inserire l’Sbu nell’elenco delle organizzazioni terroristiche e di identificare il capo dei servizi militari di Kiev (Gur) Kyrylo Budanov come un bersaglio delle forze armate di Mosca, “allo stesso modo di chiunque commette crimini contro la Russia”. Le accuse alla base del mandato di arresto nei confronti di Malyuk, riportate sul quotidiano, sono scaturite dall’ammissione fatta dall’uomo nel 2023 del coinvolgimento dei servizi segreti ucraini nell’attacco al Ponte di Crimea dell’anno precedente.

Su Kommersat non sono stati fatti riferimenti all’attentato alla Crocus City Hall del 22 marzo in cui hanno perso la vita 139 persone, anche se Bortnikov, il segretario generale del Consiglio di sicurezza Patrushev e lo stesso presidente Vladimir Putin hanno lasciato intendere un coinvolgimento degli agenti di Kiev, nonostante le molteplici rivendicazioni da parte dell’Isis. Martedì 26 marzo, lo stesso direttore dell’Fsb ha dichiarato che le informazioni ottenute dagli interrogatori dei terroristi arrestati hanno confermato la pista ucraina. Stando a quanto dichiarato dai servizi di Mosca, dopo la strage il commando di attentatori era diretto proprio verso il Paese invaso, dove “volevano essere accolti come eroi”. In più, Bortnikov è convinto che dietro l’attacco vi siano anche le lunghe mani di Bruxelles, Londra e Washington, intenzionate a dividere e destabilizzare la Russia. Una versione dei fatti, questa, facile da “vendere” al popolo della Federazione, sostenuta dall’equiparazione dell’attentato nella sala concerti agli attacchi contro il Ponte di Crimea e alle infrastrutture strategiche e ai blitz dei partigiani filo-Kiev nelle regioni di Kursk e Belgorod.

Da parte loro, gli ucraini hanno negato con forza il loro coinvolgimento nella strage di venerdì scorso e l’hanno additata come “una provocazione deliberata dei servizi speciali di Putin, da cui la comunità internazionale ha messo in guardia”.

Secondo il rappresentante della direzione principale dell’intelligence Andrey Yusov, lo zar “ha iniziato la sua carriera con questo e vuole finirla con gli stessi crimini contro i suoi stessi cittadini”.

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