
Cosa sia davvero successo la notte scorsa sui cieli di Danimarca e Norvegia è ancora in dubbio ma è chiaro che tutti gli indizi conducano in una sola direzione. Di certo c'è che alcuni droni di grosse dimensioni hanno invaso lo spazio aereo dei due Paesi costringendo alla chiusura per diverse ore degli aeroporti di Copenaghen e Oslo prima che i velivoli sparissero. Il problema, è evidente, non sono i voli cancellati o i ritardi ma l'ennesima prova di come la guerra possa essere più vicina di quello che possa sembrare. Perché, sì, tutti gli indizi portano a Mosca anche se, come al solito, il Cremlino nega ogni responsabilità. Come avvenuto per i droni in Polonia e Romania, per i mig in Estonia e come puntualmente accade per ogni bomba o missile che cade su un palazzo e uccide civili in Ucraina. Forse non è un caso che proprio ieri Donald Trump abbia ancora una volta cambiato posizione, elogiando Zelensky, criticando Mosca e assumendo posizioni mai così nette.
«La Nato è pronta a difendere ogni centimetro di territorio alleato», ha detto senza mezze misure il segretario generale dell'Alleanza, Mark Rutte, parlando di «pericoloso schema», da parte della Russia. E Trump da New York ha rincarato la dose: «I jet russi che sconfinano possono essere abbattuti? Sì, sono d'accordo», ha detto il presidente Usa che poi ha incontrato il leader ucraino Zelensky a margine del consiglio di sicurezza Onu, per un faccia a faccia che sa di svolta. Con tanto di elogi pubblici: «È un uomo coraggioso, sta combattendo con tutte le sue forze», col presidente ucraino che replica: «Lo ringrazio per i suoi sforzi». L'ennesimo cambio di copione del tycoon che prima sembra frenare quando dice «aiutare gli alleati contro le provocazioni russe? Dipende dalle circostanze». Poi, via social, invece alza ancora il tiro: «La Russia è una tigre di carta, Kiev può riprendersi tutta l'Ucraina nella sua forma originale. Noi continueremo a fornire armi alla Nato affinché ne faccia ciò che vuole». Parole forti, che potrebbe davvero rappresentare una svolta nel conflitto. Al netto di ulteriori dietrofront. «Un grande cambiamento», ammette Zelensky, con la Russia di Putin che sembra ora pagare la sua volontà bellica e le continue provocazioni.
Anche perché il caso droni è tutt'altro che marginale. Durissima la premier danese Mette Frederiksen: «Un attacco gravissimo alle nostre infrastrutture. Abbiamo visto droni volare sopra la Polonia, anche se non avrebbero dovuto esserci. Abbiamo assistito ad attività in Romania, violazioni dello spazio aereo estone, attacchi hacker contro aeroporti europei. Ora, ci sono stati droni in Danimarca e anche a Oslo», facendo intendere che la misura sia colma. «Gli incidenti in Norvegia sono di minore portata rispetto alle violazioni contro Estonia, Polonia e Romania ma sono comunque incidenti che consideriamo molto seriamente», ha detto il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store. «Indipendentemente dal motivo, questo non è accettabile e lo abbiamo chiarito alle autorità russe», ha aggiunto Store. Situazione tesissima sul fianco Est. Il ministro degli Esteri lituano Kestutis Budrys attacca: «A Mosca non importa assolutamente nulla delle norme del diritto internazionale. Se non prendiamo provvedimenti ora, la Russia lo rifarà». Ed ecco, oltre alle parole di Trump, la nota dell'Alleanza Atlantica: «La Russia è pienamente responsabile di queste azioni, che costituiscono un'escalation, devono fermrsi.
La Russia non deve avere alcun dubbio: la Nato e gli Alleati impiegheranno tutti gli strumenti militari e non militari necessari per difendersi». Provocazione, attacco deliberato o marchiano errore, poco cambia: c'è aria di ricerca di un casus belli per la tanto temuta escalation. Ma ora l'Occidente sembra essere unito. E pronto.