Guerra in Israele

L'avviso agli occidentali e l'attacco con 100 droni: i segnali dell'escalation tra Iran e Israele

Netanyahu ha promesso dure conseguenze in caso di attacchi diretti allo Stato ebraico. Washington ha inviato un generale a Tel Aviv per coordinare la risposta ad un'aggressione di Teheran. Francia e Gran Bretagna hanno invitato i propri cittadini a lasciare la Regione

L'avviso agli occidentali e i piani del Mossad: i segnali di una possibile guerra tra Iran e Israele

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L'avviso agli occidentali e i piani del Mossad: i segnali di una possibile guerra tra Iran e Israele

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L’Iran potrebbe attaccare Israele entro le prossime 24 o 48 ore. Secondo gli analisti di Washington e Tel Aviv, la “vendetta” annunciata dagli ayatollah in risposta al raid delle Idf sul consolato di Teheran a Damasco potrebbe essere un bombardamento con più di 100 droni e dozzine di missili da crociera, diretti contro obiettivi militari e governativi dello Stato ebraico. L’escalation pare ormai essere inevitabile e tutti gli attori principali nell’area si stanno muovendo per far fronte a questa eventualità.

Venerdì 12 aprile, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha tenuto una riunione con gli ufficiali della sicurezza, in preparazione all’attacco. “Faremo del male a chiunque lo faccia a noi. Siamo pronti, in termini sia difensivi sia offensivi”, ha dichiarato il primo ministro. Secondo i funzionari della Casa Bianca, il Paese potrebbe avere difficoltà a difendersi da un attacco di portata elevata. Per questo motivo, il dipartimento di Stato ha sconsigliato ai cittadini americani presenti in Israele di allontanarsi dalle grandi città, ben protette dal sistema Iron Dome. Secondo alcuni analisti, inoltre, vi è la possibilità che Teheran scelga di “accontentarsi” di un raid di minore entità. In mancanza di certezze su cosa avverà, ciò che traspare dal fronte islamico non aiuta a mitigare la tensione. Le forze del cosiddetto "asse della resistenza", infatti, hanno diffuso un poster di propaganda con la scritta "Sulla via per Gerusalemme".

Sima Shine, ex membro del Mossad, ha affermato che si tratta del “momento più preoccupante” per la regione che abbia mai vissuto e che l’ansia per una guerra su vasta scala è altrettanto alta “da entrambe le parti”. “Cercheranno di attaccare i militari o qualche asset dell’esercito”, ha aggiunto. “Ma la questione principale sarà il danno. Se ci saranno molti feriti o morti. Penso che vi sia il potenziale per un’escalation fuori controllo”. Secondo Shine, il problema principale per l’Iran è come scatenare la sua annunciata “vendetta” senza far esplodere la polveriera mediorientale. Allo stesso modo, secondo l’esperta di sicurezza Israele potrebbe decidere di mostrare moderazione nella risposta ad un’azione ostile dei pasdaran. Si è detta inoltre convinta che Teheran e Tel Aviv non abbiano realmente la volontà di accendere la miccia di un conflitto su larga scala.

Un'eventualità, questa, che anche dagli Stati Uniti stanno cercando di scongiurare. “Stiamo cercando di evitare la guerra”, ha commentato Charles Q. Brown, capo dello Stato maggiore congiunto delle forze armate americane. “Ma il mio ruolo comprende anche il prepararsi e pianificare. Uno dei miei compiti principali è assicurarmi che tutte le forze nella regione siano protette”. A questo fine, Washington ha inviato in Israele il generale Eirk Kurilla, comandante del Centcom, in modo da poter coordinare un eventuale risposta ad un’aggressione della Repubblica islamica. Inoltre, stando a quanto riportato dalla Cnn, il Pentagono sta spostando diversi asset nella regione, in particolare sistemi antiaerei nelle basi in Siria e Iraq. In più, la portaerei Dwight D. Eisenhower sta risalendo lungo il Mar Rosso per "aumentare la deterrenza da parte dell'amministrazione Biden". Il vascello ha la capacità di intercettare missili e droni.

La situazione sempre più tesa non preoccupa solamente Washington e Tel Aviv. Il ministero degli Esteri di Londra ha invitato i cittadini britannici a “valutare di lasciare Israele”, a meno che la loro permanenza nel Paese non sia necessaria.

Il governo di Parigi, oltre a sconsigliare ai francesi di viaggiare in Iran, Libano, Stato ebraico e territori palestinesi, ha vietato ai dipendenti pubblici di condurre missioni in quelle zone e ha aggiunto che i parenti dei funzionari presenti nella Repubblica islamica torneranno in Francia.

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