Bakhmut, veleno di Prigozhin "Fuga dei russi, Kiev avanza"

Il capo Wagner attacca i generali: "Occultano la realtà". Putin lascia correre, non può privarsi di lui sul campo

Bakhmut, veleno di Prigozhin "Fuga dei russi, Kiev avanza"
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Giorno dopo giorno, le vicende della guerra in Ucraina sempre più chiaramente infelici per l'invasore russo, imminente o meno che sia la fin troppo annunciata controffensiva di Kiev approfondiscono il solco tra Evgenij Prigozhin e Vladimir Putin. Tra l'irrequieto criminale di guerra, capo dei mercenari della Brigata Wagner e portatore di ambizioni politiche di ancora incerta portata, e un presidente-dittatore che deve concedergli ciò che non concederebbe a nessun altro (un diritto di critica che va oltre i limiti del pubblico insulto) perché non può fare a meno dei suoi bassi servigi. L'ultima giornata è stata emblematica. Dopo lunghi mesi di orrendo tritacarne a Bakhmut, Prigozhin ormai non solo ammette che vi sta accadendo un disastro, ma ne incolpa le forze regolari. Attacca, in un messaggio audio di oltre cinque minuti citato dalla Cnn, il portavoce del ministero della Difesa di Mosca che aveva cercato di minimizzare i fatti parlando di «riorganizzazione». «Quello che ha detto Igor Konashenkov si chiama fuga», ha ringhiato il sulfureo capo della Wagner, che accusa il generale di «edulcorare» i rapporti sulla situazione nella strategica cittadina del Donbass. Per Prigozhin, l'esercito ha violato i patti: i regolari avrebbero dovuto proteggere i fianchi mentre Wagner avanzava sotto i colpi degli ucraini per conquistare il centro di Bakhmut, ma a suo dire sono invece fuggiti rendendo possibile «una tragedia totale per la Russia»: gli ucraini controllano ormai le alture intorno alla città (con 5 km riguadagnati) e hanno «completamente liberato» la strategica strada da Chasiv Yar che permette loro di rifornire le prime linee. Dopo questa tirata, utile anche a coprire i suoi stessi fallimenti, un nuovo, subdolo, attacco personale a un uomo chiave di Putin: il ministro della Difesa Sergej Shoigu, ha detto provocatoriamente Prigozhin, venga di persona a valutare la situazione. È un dejà vu, una critica dura al Numero Uno attraverso i suoi Numeri Due. Ma giorno dopo giorno, come dicevamo, sembra avvicinarsi il momento di una resa dei conti tra Putin e quest'uomo che si muove al di sopra della legge e delle regole non scritte di un regime personale marcatamente verticistico. Sembra, perché nella crescente opacità del sistema putiniano, favorita da una guerra fallita, gli analisti faticano a prevedere le prossime mosse dei due apparenti rivali. Perché è evidente che Putin, incapace ormai di coprire il tragico bluff della presunta onnipotenza militare russa, ha un bisogno disperato della ben organizzata carne da cannone fornita da Wagner; e le sfuriate di Prigozhin contro i vertici militari nominati dal Cremlino dimostrano altrettanto evidentemente le sue ambizioni di potere. Ma non è detto che l'avventura di questo sinistro imprenditore della morte finisca presto con un «misterioso» assassinio su ordine di Putin: secondo alcuni, il dittatore potrebbe anche starlo usando come figura di ricatto all'Occidente («tenetemi buono, perché se dopo di me arriva questo, per voi sarà peggio») e tollerandone gli eccessi nella convinzione di potersene liberare al momento opportuno. Sempre che Putin non sia troppo ottimista. Prigioniero della sua stessa propaganda, si rifiuta di credere che quegli ucraini che tanto disprezza siano in grado di infliggergli un'umiliazione militare che potrebbe tagliargli l'erba sotto i piedi, favorendo Prigozhin o chissà chi altro. Al di là delle vanterie dei comandi di Kiev la cui sostanza però Prigozhin conferma le analisi occidentali convergono su un punto: Mosca è a corto di forze, quello che poteva mettere in campo lo ha messo, e quando minaccia chissà quali sfracelli in reazione a nuove forniture di armi all'Ucraina sbraita a vuoto.

Deve temere una controffensiva che faticherebbe a contenere, anche perché la strategia attuale di Kiev colpire senza tregua rifornimenti e retrovie russi e infliggere altissime perdite umane somiglia maledettamente a quella più efficace prima di attacchi che, il ministro ucraino Danilov l'ha ripetuto, potranno avere «i più vari obiettivi, comunque segreti anche per i nostri alleati».

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