Bibi, spinta anti-Palestina all’Onu. "L’Idf non lascerà la Striscia". Riad: no a intese se c’è Netanyahu

Lotta alle Nazioni Unite per la risoluzione su Gaza. Attacco a Unifil in Libano: "Un errore"

Bibi, spinta anti-Palestina all’Onu. "L’Idf non lascerà la Striscia". Riad: no a intese se c’è Netanyahu
00:00 00:00

Un secco e insistente No allo Stato palestinese, perché il messaggio arrivi forte e chiaro alle Nazioni Unite. Lo hanno ribadito in un coro unanime il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il suo ministro della Difesa Israel Katz e il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar, mentre regna ancora l’incertezza sul voto al Consiglio di Sicurezza Onu sulla bozza di risoluzione per il futuro di Gaza promossa dagli Stati Uniti. «Mai uno Stato palestinese a ovest del Giordano», insistono i tre leader convocati domenica da Netanyahu per un Gabinetto di Sicurezza sul tema. Israele sta lavorando in tutti i modi per far rimuovere o edulcorare il passaggio in cui il testo americano parla di «un percorso credibile verso l’autodeterminazione e lo Stato palestinese». Nelle stesse ore Washington è impegnata in un serrato lavoro diplomatico all’Onu per far passare la risoluzione, minacciata da una controproposta della Russia, che contiene anche questa un chiaro riferimento alla soluzione a due Stati e non menziona la smilitarizzazione di Hamas. È dunque ancora battaglia sullo Stato palestinese, che anche l’Arabia saudita considera condizione fondamentale per la normalizzazione dei rapporti con Israele, a cui gli Usa puntano entro la fine del mandato Trump ma che, secondo fonti di Haaretz, per Riad non sarà realizzabile finché ci sarà il governo Netanyahu.

Trattative frenetiche sono in corso per delineare la fase due del piano di pace per Gaza, all’orizzonte dopo che i corpi degli ultimi tre ostaggi rientreranno in Israele. I timori di un ritorno alle armi restano, mentre nella Striscia si attendono maggiori aiuti, il 93% delle 135mila tende per gli sfollati è inabitabile a causa delle piogge e i morti sfiorano quota 70mila.

La situazione resta molto tesa anche sul fronte Libano, teatro di un nuovo attacco «per errore» delle Idf, le Forze Armate israeliane, ai danni di Unifil, la missione di peacekeeping Onu in cui sono impegnati circa 1200 militari italiani.

Tsahal (l’esercito israeliano) ha aperto il fuoco contro due soldati dopo averli identificati come minaccia sospetta, ma ha poi spiegato di aver sbagliato «a causa delle cattive condizioni meteorologiche». Non ci sono feriti, ma il Libano è l’esempio di quel che potrebbe diventare Gaza, in attesa della Forza internazionale di Stabilizzazione (Isf) che deve ancora vedere la luce e dovrà occuparsi del disarmo di Hamas e della smilitarizzazione della Striscia, condizioni che per Netanyahu si realizzeranno con le buone o con le cattive.

Il ministro della Difesa Katz ha spiegato che le Idf manterranno la loro presenza nelle aree strategiche di Gaza e anche altrove. Per il capo di Stato Maggiore Eyal Zamir, i soldati devono tenersi pronti «a una rapida transizione verso un’ampia offensiva per conquistare il territorio nella Striscia di Gaza, dall’altra parte della Linea Gialla», in modo da impedire la rinascita di Hamas. L’annuncio del generale arriva mentre insistenti si fanno le previsioni di uno scenario in stile Muro di Berlino. Che vuol dire? Una Striscia di Gaza divisa in due, con l’area oltre la Linea Gialla, in cui si è ritirato l’esercito israeliano, controllata dall’Idf e dove gli americani hanno intenzione di far partire la ricostruzione, e l’altra fascia controllata dai palestinesi o peggio da Hamas.

Alta tensione anche in Cisgiordania, dove un ragazzo di 19 anni è stato ucciso a Nablus, dopo aver lanciato un ordigno contro i soldati, e un altro palestinese a sud di Jenin.

Sulla violenza dei coloni, Netanyahu ha promesso che agirà contro i disordini, secondo lui causati da una «minoranza». Il governo ha anche autorizzato una commissione d’inchiesta sul 7 ottobre 2023. Restano i dubbi sulla sua indipendenza. Sarà infatti una commissione governativa con un mandato determinato dai ministri.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica