Guerra in Israele

Blinken tra Riad e Israele. Lo spettro dell'escalation. C'è l'asse tra Cina e Iran. "La guerra può allargarsi"

Incontri con Bin Salman e Bibi: "Teheran potrebbe intervenire". La minaccia: "Caos se Gaza invasa". Pechino con i palestinesi

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Gli Stati Uniti temono un'escalation della guerra tra Israele e Hamas, ma anche la prospettiva di un coinvolgimento diretto dell'Iran, e schierano altre navi e aerei nel Mediterraneo orientale. Alcune portaerei della Marina americana si stanno dirigendo verso le acque vicino a Israele, tra cui la USS Dwight D. Eisenhower, mentre il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, evoca la possibilità di un nuovo fronte di battaglia sul confine tra Israele e Libano, affermando di «non poter escludere che l'Iran scelga di impegnarsi direttamente in qualche modo», e che bisogna «prepararsi per ogni possibile evenienza». Il presidente Joe Biden è netto: «È ora che tutti i paesi condannino inequivocabilmente Hamas come organizzazione terroristica».

Allo stesso tempo gli Usa perseguono la via diplomatica, con Antony Blinken allunga il tour in Medio Oriente, e dopo aver visitato sei paesi arabi torna in Israele. Ieri invece, al Cairo, ha spiegato che il valico di frontiera di Rafah tra Gaza e l'Egitto «sarà aperto» per gli aiuti umanitari nella Striscia. «Stiamo mettendo in atto con l'Onu, l'Egitto, Israele e altri il meccanismo attraverso il quale ottenere assistenza e portarla alle persone che ne hanno bisogno», ha continuato Blinken, annunciando che Biden ha nominato l'ex diplomatico di lunga data David Satterfield come inviato per guidare l'impegno umanitario. Il Cairo intanto ha dichiarato di aver intensificato gli sforzi diplomatici per portare aiuti umanitari a Gaza, e nell'incontro con Blinken il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha detto che la reazione di Israele all'attacco di Hamas «è andata oltre l'autodifesa e si è tradotta in una punizione collettiva per 2,3 milioni di persone nella Striscia», oltre a proporre un vertice per discutere della crisi.

Ieri Blinken ha incontrato anche il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed bin Salman per chiedergli di fare pressioni su Hamas. Come riferito dal portavoce di Foggy Bottom Matthew Miller, «i due hanno affermato il loro comune impegno a proteggere i civili e a promuovere la stabilità in Medio Oriente e oltre». Bin Salman ha sottolineato l'impegno diplomatico «per calmare la situazione», che si è concretizzato anche nella chiamata al presidente iraniano Ebrahim Raisi. E mentre Lega Araba e Unione Africana avvertono che l'invasione di Gaza da parte di Israele potrebbe portare a un «genocidio di proporzioni senza precedenti», Blinken ha pure parlato per un'ora al telefono con il ministero degli Esteri cinese Wang Yi, invitando il Dragone a usare la sua influenza per evitare un allargamento del conflitto.

Pechino, che ha stretti legami con Teheran, si è sempre più posizionata come mediatore in Medio Oriente, ma è stata criticata dai funzionari occidentali per non aver nominato specificamente Hamas nelle sue condanne della violenza nel conflitto Israele-Gaza. E Wang Yi ha parlato proprio con la controparte iraniana Hossein Amir Abdollahian, affermando che la Cina sostiene la «giusta causa del popolo palestinese nella salvaguardia dei suoi diritti nazionali», e precisando che «la causa principale della situazione è che il diritto del popolo palestinese ad avere uno stato è stato messo da parte per molto tempo, e questa storica ingiustizia dovrebbe finire il prima possibile». Inoltre, Pechino «sostiene i Paesi islamici nel rafforzare l'unità e il coordinamento sulla questione palestinese al fine di parlare con una sola voce».

All'Onu, intanto, la Russia ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di votare oggi una bozza di risoluzione sul conflitto che chiede un cessate il fuoco umanitario e condanna la violenza contro i civili e tutti gli atti di terrorismo. Il testo chiede il rilascio degli ostaggi, l'accesso agli aiuti umanitari e l'evacuazione sicura dei civili bisognosi, e si riferisce a Israele e ai palestinesi, ma non nomina direttamente Hamas.

Per passare, la risoluzione necessita di almeno nove voti a favore e nessun veto da parte dei membri permanenti (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina e Russia).

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