Guerra in Ucraina

Continuità e governo collegiale: il piano di Kiev in caso di morte di Zelensky

Se il presidente ucraino dovesse essere ucciso dai russi, il suo posto verrebbe preso dal capo del parlamento a cui si affiancherebbero alcuni ministri. Le conseguenze della morte di Zelensky, però, potrebbero essere molto gravi sia a Kiev, sia all'estero

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Volodymyr Zelensky è il nemico pubblico numero uno del Cremlino. Il ruolo che ha svolto nel mantenere unito il Paese e radunare l’Occidente a sostengo dello sforzo bellico è stato uno dei fattori chiave che hanno impedito a Mosca di ottenere la facile vittoria che i generali russi avevano previsto. Dopo più di due anni, però, il conflitto in Ucraina non sembra essere avviato verso una risoluzione e la possibilità che i servizi segreti di Putin tentino di eliminarlo è una minaccia sempre presente, come dimostrato dal drone esploso ieri a pochi metri dal suo convoglio a Odessa. Nonostante non sia probabilmente stato un tentativo deliberato di assassinarlo, ha messo in evidenza i rischi che Zelensky corre costantemente.

Stando a quanto dichiarato dal consigliere Mykhailo Podolyak, gli agenti dello zar hanno cercato già 12 volte di uccidere il presidente ucraino servendosi di infiltrati, commando ceceni e informatori. Il controspionaggio di Kiev è riuscito a vanificare tutti questi tentativi, grazie anche all’aiuto della Cia e dei satelliti occidentali, ma nel caso in cui uno dovesse avere successo il sistema politico ucraino è pronto a mantenere la continuità istituzionale. La linea di successione prevede che un capo di Stato incapacitato a svolgere le sue funzioni venga sostituito dal presidente della Verkhovna Rada, il parlamento ucraino. Dall’8 ottobre 2021, questa posizione è occupata da Ruslan Stefanchuk, membro del partito di Zelensky che non gode di molta popolarità né tra i cittadini, né tra i deputati dell’opposizione. Secondo diversi analisti, è inoltre probabile che si assisterebbe alla formazione di una sorta di governo collegiale di cui farebbero parte il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, il capo dell’ufficio di Zelensky Andrii Yermak e potenzialmente anche il titolare della Difesa Rustem Umjerov, con Stefanchuk come figura di riferimento.

Anche se si dovesse riuscire a garantire la solidità delle istituzionale, l’omicidio di Zelensky avrebbe comunque gravi conseguenze. Per la popolazione il presidente è una figura di riferimento, alcuni lo hanno definito anche un eroe pur riconoscendone i limiti e gli errori. La sua morte causerebbe uno choc che potrebbe spezzare il morale dei civili, già provato dalla lunga guerra. Conseguenza ancora maggiori vi sarebbero all’estero, visto che il blocco Ue-Nato ha dimostrato grande compattezza proprio perché dall’altra parte vi è una figura carismatica e capace di convincere gli alleati a sostenere il suo Paese. La sua sparizione porterebbe un grave dissesto nei rapporti tra l’Occidente e Kiev, con possibili conseguenze sull’invio degli aiuti militari già ridottosi considerevolmente nell’ultimo periodo.

Proprio per scongiurare questa eventualità, la coalizione ha circondato Zelensky con tre livelli di sicurezza. Il primo è la scorta ravvicinata, che gli fa da scudo durante le uscite pubbliche, e dai militari che controllano cibo, lenzuola, vestiti e tutto ciò che potrebbe essere avvelenato da agenti russi.

Il secondo e il terzo, invece, devono garantire la sicurezza durante gli spostamenti, la bonifica degli uffici, la gestione dei rifugi e di eventuali vie di fuga nel caso di situazioni estreme, avvalendosi della collaborazione dei satelliti degli alleati.

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