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"Crimini contro l’umanità negli attacchi del 7 ottobre". Pure Amnesty certifica l'orrore di Hamas

Un recente rapporto presenta le prove secondo cui alcune delle persone catturate sono state sottoposte a violenza fisica e sessuale e altre sono state uccise dai loro rapitori

"Crimini contro l’umanità negli attacchi del 7 ottobre". Pure Amnesty certifica l'orrore di Hamas
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In un rapporto che segna una svolta nel modo in cui la comunità internazionale affronta il conflitto israelo-palestinese, Amnesty International ha accusato Hamas e altri gruppi armati palestinesi di crimini contro l’umanità per gli attacchi del 7 ottobre 2023 e per il trattamento degli ostaggi durante la detenzione nella Striscia di Gaza. Le conclusioni sono contenute in un documento di 173 pagine, frutto di un'indagine durata mesi e basata su testimonianze, analisi forensi e materiale audiovisivo geolocalizzato.

Secondo Amnesty, gli attacchi del 7 ottobre – che provocarono oltre 1.200 morti in Israele e il rapimento di circa 251 civili, poi trasferiti a Gaza – non furono episodi isolati ma parte di un piano coordinato diretto contro la popolazione civile. L’organizzazione documenta omicidi intenzionali, torture, violenze sessuali, detenzione arbitraria e privazione dei diritti fondamentali, elementi che, secondo il diritto internazionale, configurano crimini contro l’umanità. Il dossier dedica particolare attenzione alle condizioni di detenzione degli ostaggi, descrivendo casi di malnutrizione, isolamento, minacce, maltrattamenti sistematici e impiego di violenza psicologica.

Prove, tra cui centinaia di video e testimonianze raccolte da Amnesty International e da altri ricercatori, indicano che la maggior parte dei combattenti che hanno preso parte agli attacchi proveniva dalle Brigate Izz al-Din AlQassam (Al-Qassam), l'ala militare di Hamas, ma includevano anche combattenti delle Brigate Al-Quds, dell'ala militare del Jihad islamico palestinese e delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa, precedentemente l'ala militare del movimento politico Fatah, così come forse altri gruppi armati. Che rispondessero agli appelli dei leader di Hamas o agissero spontaneamente, centinaia di palestinesi in abiti civili sono entrati in Israele da Gaza attraversando la recinzione per unirsi agli attacchi in modo apparentemente poco coordinato. Uomini armati palestinesi in abiti civili hanno compiuto saccheggi diffusi di case e proprietà in comunità residenziali in Israele. Alcuni hanno partecipato anche a omicidi, distruzione di proprietà, rapimenti e altre violazioni gravi.

Il nuovo rapporto si inserisce in un panorama già segnato da accuse reciproche. Nel 2024 Amnesty International aveva ritenuto che alcune operazioni militari israeliane a Gaza potessero costituire atti riconducibili alla Convenzione sul genocidio. La Commissione d’inchiesta indipendente dell’ONU aveva inoltre documentato violazioni del diritto umanitario da parte sia delle forze israeliane sia dei gruppi armati palestinesi, parlando esplicitamente di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Anche la Corte Penale Internazionale ha già emesso mandati d’arresto nei confronti di leader di entrambe le parti, accusandoli di attacchi deliberati contro civili e altre violazioni gravi.

Amnesty chiede ora che la comunità internazionale e le istituzioni giudiziarie competenti garantiscano indagini imparziali e procedimenti penali credibili contro chiunque sia responsabile di violazioni del diritto internazionale,

senza eccezioni. La richiesta arriva mentre numerosi governi valutano il proprio ruolo nel conflitto, dal supporto militare a Israele alla gestione dei rapporti con l’Autorità Palestinese e con gli attori regionali.

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