Elogio della deficienza

Per Putin l'intelligenza oggi è lasciargli annettere un Paese sovrano dopo averlo raso al suolo e dopo aver ucciso decine, se non centinaia di migliaia di suoi cittadini, molti dei quali inermi

Elogio della deficienza
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Ci mancava un dittatore, Vladimir Putin, che dà dei deficienti ai leader di alcune delle più antiche democrazie del mondo. È un po' come se il re degli imbroglioni desse del baro al Papa, se uno stupratore seriale concedesse patenti di moralità. Dice Putin: se l'Europa mette nuove sanzioni contro la Russia fa del male in primis a se stessa. Può essere, certo. Ma se l'Europa se ne stesse zitta e buona di fronte al debordare del bullo di Mosca, non solo non farebbe il suo bene, ma firmerebbe il suo definitivo declino politico e culturale, rinuncerebbe per sempre alla sua storia e al suo futuro di patria degli uomini liberi. Per la verità comprendiamo che Putin non può capire questo banale concetto, ha lacune troppo grosse in tema di libertà, diritti civili, convivenza pacifica dei popoli. Così come noi ci ostiniamo a essere deficienti - nel senso letterale della parola, che significa «mancare, non comprendere» - nei confronti delle ragioni di un dittatore che fa della violenza il suo modus operandi e dell'odio la sua bussola. A questo proposito mi auguro di non dover mai diventare intelligente e non importa quale sia il prezzo da pagare. Perché per Putin l'intelligenza oggi è lasciargli annettere un Paese sovrano dopo averlo raso al suolo e dopo aver ucciso decine, se non centinaia di migliaia di suoi cittadini, molti dei quali inermi. Sappiamo pure che non è l'unico a pensarla così: molti politici, professori e colleghi giornalisti «intelligenti» si augurano che ciò accada, per simpatia nei suoi confronti e perché non vedono l'ora che la bolletta del gas torni ai valori di prima. Ogni sistema ha la sua zavorra, questa compagnia è quella che le nostre democrazie si devono portare appresso. Lo facciamo volentieri - anche in questo siamo deficienti - perché non capiamo, a differenza dell'intelligente Putin, come sia possibile impedire la libera circolazione di idee e opinioni, soprattutto di quelle che non condividiamo.

È l'autocondanna che i liberali si sono inflitti quando scelsero di mettere piede nella società. Ci consoliamo pensando che ovunque si siano accasati, il mondo è cambiato in meglio. E lo stesso, ne sono certo, varrà per il futuro.

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