
«Israele non sta commettendo un genocidio a Gaza, ma le scene dei bambini che soffrono spezzano il cuore».
Il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha commentato la situazione nella Striscia durante un’altra giornata di fame e sangue nell’enclave palestinese, segnata dal sequestro israeliano della Freedom Flottilla che con un’azione dimostrativa ha tentato di recapitare aiuti umanitari a Gaza. Appena qualche ora dopo, Donald Trump e Benjamin Netanyahu si sono consultati telefonicamente per 40 minuti, un focus sull’Iran e il suo programma nucleare foriero di un nuovo possibile scontro.
Ma al momento è ancora Gaza a preoccupare più di ogni altro fronte. Mentre Israele promette che consegnerà il carico «esiguo» di aiuti destinato a Gaza dalla Flotilla che aveva a bordo Greta Thunberg, secondo il ministero della Sanità controllato da Hamas, altre 14 persone sono rimaste uccise per mano di uomini armati mentre si dirigevano verso un centro di distribuzione di aiuti umanitari nei pressi di Rafah, a Sud. Le testimonianze raccolte dall’Associated Press riferiscono che ad aprire il fuoco, a circa un chilometro dal sito di aiuti, sono stati uomini armati che sembravano essere alleati dell’esercito israeliano, operavano in stretta prossimità delle truppe e si erano ritirati in una zona militare israeliana dopo che la folla aveva lanciato loro pietre. Chi erano? Dopo la notizia sulle armi fornite da Israele alla milizia anti-Hamas guidata dal beduino Yasser Abu Shabab, la Gaza Humanitarian Foundation che distribuisce gli aiuti ha negato di lavorare con il gruppo, banda armata accusata di aver saccheggiato gli aiuti in passato. Ma la testimonianza di Heba Joda, una donna che lunedì era sul posto, riferisce che la milizia stava organizzando il flusso di civili verso gli aiuti quando ha aperto il fuoco, per fermare la folla che spingeva, e infine si è ritirata verso le postazioni israeliane quando i civili hanno cominciato a lanciare pietre.
Sono ormai circa 150 i morti nelle ultime due settimane da quando Israele ha introdotto a Gaza il nuovo sistema di distribuzione di aiuti.
Un bimbo è anche morto di malnutrizione all’ospedale di Khan Younis, secondo una fonte medica dell’ospedale Nasser citata da Al Jazeera. Vittime che si sommano agli almeno 51 palestinesi uccisi negli ultimi raid sulla Striscia.
Per un fronte di guerra aperto da 613 giorni a Gaza, ce n’è un altro che rischia di provocare un’altra escalation in Medioriente. Si tratta dell’Iran, di cui hanno discusso Trump e Netanyahu nel corso di una telefonata alla quale è seguita, secondo Channel 12, una riunione con i vertici della Difesa israeliana. Il presidente Usa ha annunciato per giovedì un nuovo incontro con Teheran sul programma nucleare. Se le trattative fallissero, potrebbe scattare l’attacco israeliano che finora Washington ha frenato. Che tiri una brutta aria, lo si capisce da una nota del Consiglio supremo per la sicurezza dell’Iran.
«Qualsiasi potenziale aggressione da parte di Israele contro gli impianti nucleari iraniani verrà affrontata con un attacco immediato ai siti nucleari segreti di Israele». L’avvertimento suona come un timore reale che lo Stato ebraico colpisca entro breve.