Raid di Kiev contro la Wagner: cosa rivela lo strano strike in Africa

Nuovi filmati mostrano un attacco con droni compiuto da forze speciali ucraine a miliziani del Gruppo Wagner in Sudan

Raid di Kiev contro la Wagner: cosa rivela lo strano strike in Africa
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Sono emersi nuovi filmati che mostrano un attacco di piccoli droni a forze russe presenti in Sudan. Il Kyiv Post riferisce di aver ricevuto video che mostrano droni ucraini che colpiscono “mercenari russi” e i loro “partner terroristi locali” nel Paese sconvolto dalla guerra civile.

Secondo fonti governative ucraine il girato sarebbe delle “ultime settimane” in una parte sconosciuta del Sudan e mostra tre attacchi separati contro tre diversi veicoli. Fonti del Kyiv Post nei servizi speciali dell'Ucraina hanno affermato che “le azioni per distruggere i mercenari russi e i loro partner terroristici locali in Sudan sono probabilmente opera delle forze speciali ucraine”, aggiungendo che questa attività è “in corso”.

Abbiamo quindi un'ulteriore evidenza confermata, sebbene non ufficialmente, della presenza di SoF (Special Operation Forces) ucraine in Sudan dopo che nei mesi scorsi erano giunte segnalazioni di altri attacchi compiuti a danno dei miliziani del Gruppo Wagner presenti nel Paese africano e degli insorti fiancheggiati da questi ultimi.

Dapprima era stato diffuso un video mostrante droni che hanno colpito veicoli delle Rsf (Rapid Support Forces), successivamente, a novembre dello scorso anno, riprese notturne hanno mostrato veri e propri combattimenti tra forze speciali ucraine e operatori del Gruppo Wagner a Omdurman, cittadina situata a nord di Khartoum, la capitale sudanese.

Una fonte sudanese di alto livello ha detto alla CNN l’anno scorso che circa il 90% delle armi della Rsf provenivano dalla Pmc (Private Military Company) russa, aggiungendo che la fornitura non si è fermata nonostante la morte del leader di Wagner Yevgeny Prigozhin e del suo vice Dmitry Utkin.

Del resto Mosca non ha eliminato la Pmc dopo la ribellione di Prigozhin, avendola usata per anni per avere una forza paramilitare da impiegare in teatri di interesse col pregio di poter appellarsi alla negazione plausibile. Se infatti il gruppo è stato fortemente ridimensionato all'interno della Federazione russa, e in particolare nel conflitto ucraino, così non è accaduto in Africa dove la Pmc continua a operare se pur con una catena di comando che appare diversa rispetto al passato in quanto ora più dipendente dall'esercito russo.

Siamo quindi almeno al terzo mese di operazioni delle Forze Speciali ucraine in Sudan ed è ormai possibile affermare che questa collaborazione tra Kiev e Khartoum sia stata stabilita dal vertice “improvviso” tra il presidente Volodymyr Zelensky e Abdel Fattah al-Burhan, capo del supremo consiglio sudanese, a Shannon, in Irlanda, lo scorso settembre. In quella riunione non prevista i due leader avevano infatti discusso “le nostre sfide alla sicurezza in comune, vale a dire le attività di gruppi armati illegali finanziati dalla Russia”.

L'attività dei militari ucraini in Sudan potrebbe a prima vista sembrare del tutto insignificante, ma dal punto di vista politico è importante per minare l'immagine di Mosca nel continente africano avendo come piacevole effetto collaterale il drenaggio di ulteriori risorse russe che necessariamente lo Stato maggiore deve inviare in Sudan per eliminare questa nuova minaccia.

Non è da escludere che, vista anche la sede dell’incontro al vertice Zelensky – al-Burhan, dietro la presenza di SoF ucraine in Sudan ci sia il sostegno attivo del Regno Unito, del resto Londra ha avuto una presenza storica di epoca coloniale nel Paese.

Resta ancora da capire se questa attività resterà un unicum nel panorama di

instabilità diffusa africana oppure se ci sarà un allargamento delle operazioni di contrasto alla presenza russa in Africa, ma il contesto politico del tutto peculiare del Sudan fa propendere maggiormente per la prima ipotesi.

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