
Dopo una maratona negoziale durata oltre dieci ore, il Gabinetto di guerra israeliano ha approvato nelle ultime ore la proposta del primo ministro Benjamin Netanyahu per l'evacuazione e l'annessione di Gaza City, come primo passo verso il pieno controllo militare dell’intera Striscia.
La decisione è giunta nonostante le forti riserve espresse dal capo di stato maggiore delle Forze armate, generale Eyal Zamir, che ha avvertito dei gravi rischi per gli ostaggi ancora in mano ad Hamas e per la popolazione civile. Zamir, infatti, avverte che un’operazione di questo tipo metterebbe in pericolo la vita degli ostaggi, oltre che logorare un esercito provato da quasi due anni di conflitto continuo. Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha espresso la sua delusione per il piano su Gaza avanzato dal primo ministro. Lo riferiscono fonti del ministero a Ynet, secondo cui "la proposta può forse sembrare positiva, ma è solo una ripetizione del passato. Non si tratta di un'operazione per conquistare la Striscia, ottenere un pieno controllo militare del territorio e arrivare a una vittoria, l’unico modo per garantire il successo e riportare a casa gli ostaggi, bensì di un'azione mirata e pericolosa il cui unico scopo è riportare Hamas al tavolo dei negoziati".
Netanyahu, intervistato da Fox News poco prima della riunione, aveva parlato esplicitamente di un'occupazione completa del territorio, ipotesi che sembra essersi ridimensionata nei termini ufficiali. Tuttavia, il comunicato diffuso dal suo ufficio rimane ambizioso, parlando della necessità di "sconfiggere Hamas", lasciando così aperta la porta a ulteriori operazioni dopo la presa di Gaza City.
Il Gabinetto ha inoltre approvato cinque principi guida per concludere il conflitto:
- Disarmo totale di Hamas
- Rilascio di tutti gli ostaggi
- Smilitarizzazione di Gaza
- Controllo israeliano della sicurezza
- Amministrazione civile postbellica che escluda sia Hamas che l’Autorità Nazionale Palestinese.
Il premier ha indicato l’intenzione di trasferire, in una fase successiva, il controllo amministrativo a “forze arabe”. Secondo fonti governative citate dal Times of Israel, la prima fase del piano prevede l’evacuazione forzata dei circa 800.000 civili ancora presenti a Gaza City entro il 7 ottobre 2025, data simbolica che coinciderà con il secondo anniversario dell’attacco di Hamas al sud di Israele. Seguirà un’operazione militare via terra da parte dell’IDF per eliminare eventuali combattenti rimasti nella zona, prima di procedere alla conquista del restante 25% del territorio.
4. Israeli security control in the Gaza Strip.
— Prime Minister of Israel (@IsraeliPM) August 8, 2025
5. The establishment of an alternative civil administration that is neither Hamas nor the Palestinian Authority.
Durante la riunione, il generale Zamir ha messo in guardia: “L’operazione metterà in pericolo diretto la vita degli ostaggi, le nostre truppe sono esauste, le attrezzature necessitano di manutenzione e le condizioni umanitarie sono drammatiche”. Ha stimato che una campagna di conquista totale della Striscia potrebbe richiedere fino a due anni, con almeno cinque mesi di combattimenti intensi nella fase iniziale. Zamir ha presentato un piano alternativo, bocciato dalla maggioranza dei ministri perché ritenuto inefficace per raggiungere la sconfitta di Hamas o garantire il rilascio degli ostaggi. Netanyahu avrebbe replicato che l’offensiva potrà essere sospesa in qualsiasi momento, nel caso Hamas accettasse le condizioni israeliane.
Nel frattempo, cresce l’opposizione delle famiglie degli ostaggi.
Anche ieri sera a Tel Aviv sono scese in piazza per manifestare contro la decisione del governo. Secondo loro, la ripresa delle operazioni non ha prodotto alcun risultato tangibile e potrebbe solo peggiorare la situazione dei loro cari.