"Il mondo deve essere impazzito se a metà del XXI secolo, quando una madre parla al telefono con la figlia, entrambe le loro voci sono coperte dal suono delle sirene anti-aereo, ma una si trova a Kharkiv e l'altra a Tel Aviv". Sono queste le parole di dolore e tristezza espresse da una madre che credeva sua figlia fosse al sicuro, per poi rendersi conto che non lo era. Anna Gin, scrittrice ed ex giornalista ucraina, ha affidato a Facebook il suo grido di dolore che in queste ore sta facendo il giro del pianeta, offrendo diversi spunti di riflessione sulla drammaticità di questi giorni e sul fragile equilibrio che regge le sorti del mondo.
La figlia di Anna si chiama Sasha e ha 23 anni e fino a qualche mese fa aveva vissuto in Ucraina, sua terra d’origine, insieme alla sua famiglia. Come tanti suoi giovani connazionali, Sasha non ha voluto abbandonare il suo Paese al momento dell’invasione russa, ma è voluta restare per poter contribuire alla resistenza del suo popolo. Dopo un anno e mezzo di guerra, Sasha non poteva più sopportare gli orrori del conflitto e aveva capito che doveva realizzare i suoi sogni lontano da Kharkiv, dove sua madre si trova ancora.
Come racconta la scrittrice, Sasha aveva scelto Israele come nuovo posto in cui rifarsi una vita perché voleva riscoprire le sue radici familiari dato che il nonno materno era ebreo e, di conseguenza, ciò le avrebbe anche permesso di ottenere facilmente la documentazione necessaria per l’espatrio. Una volta giunta nello Stato ebraico, Sasha si era messa subito in gioco per dare quella svolta alla sua vita che tanto aveva agognato e per la quale si era spinta fino in Medio Oriente: si era iscritta all’università, aveva trovato lavoro in un’agenzia di marketing e aveva intessuto una rete di nuove amicizie con i giovani del posto.
La felicità di Sasha e la serenità di sua madre Anna nel saperla lontana dalle bombe hanno avuto una breve durata. La mattina del 7 ottobre, le due donne stavano parlando al telefono quando la loro conversazione è stata interrotta perché, da entrambi i posti da cui chiamavano, erano scattati gli allarmi anti-aerei: a Tel Aviv sono suonati per i razzi lanciati da Hamas, mentre a Kharkiv per i droni mandati dalle Forze armate russe.
Anna Gin ha raccontato: "Ero terrorizzata per Sasha, ma lei ha cercato subito di tranquillizzarmi: nel 2022, aveva trascorso più di un mese a Kharkiv, nel picco dei bombardamenti a marzo e aprile, sa come gestire esplosioni, bunker, caccia bombardieri". La cosa che le ha procurato più dispiacere è che sua figlia aveva smesso da poco di doversi nascondere in un buker al passaggio degli aerei da guerra e, soprattutto, il fatto che la guerra in Ucraina prima, e in Israele poi, l’abbia privata della sua gioventù.
La scrittrice ci ha tenuto a specificare di non essere stata lei a sollecitare la figlia a
lasciare Kharkiv e l’Ucraina ma è stata una scelta di Sasha che ha voluto rispettare. Anna ha anche aggiunto che sua figlia resterà in Israele e che non tornerà in Ucraina "Finché la Russia non sarà sconfitta".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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