"Hamas si è spaccata". La svolta che potrebbe cambiare tutto

Frattura tra l'ala militare al-Qassam e il leader politico Ismail Haniyeh, l'arrivo di Mossad e Cia: ecco cosa sta succedendo

"Hamas si è spaccata". La svolta che potrebbe cambiare tutto
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A poco più di un mese dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas potrebbe arrivare la svolta. Lo scenario del conflitto in Medio Oriente cambia repentinamente e la novità riguarda il gruppo terroristico: secondo quanto confermato da Dagospia, l'organizzazione palestinese si sta spaccando. La frattura vede coinvolta l'ala militare dell’organizzazione terroristica, le famigerate brigate al-Qassam guidate da Mohammed Deif, e il leader politico Ismail Haniyeh. E il clima è a dir poco rovente.

Secondo quanto ricostruito, Haniyeh è accusato di fare la bella vita a Doha, in Qatar, mentre i miliziani rischiano la pelle nei combattimenti contro l'IDF israeliano. Alta tensione certificata in alcune intercettazioni captate dall'intelligence occidentale, in cui Deif si lamenta di come il leader politico di Hamas sta conducendo le operazioni militari contro Tel Aviv. Mentre lui naviga nel lusso, tra bottiglie di champagne e belle accompagnatrici, decine di miliziani palestinesi perdono la vita. Ma questo non è l'unico addebito.

La prima frizione tra le parti è stata annotata lo scorso 7 ottobre, il giorno del brutale attacco del gruppo terroristico palestinese. L'ordine iniziale era quello di prendere come ostaggi solamente i militari israeliani. Poi, improvvisamente, Haniyeh ha cambiato idea e ha chiesto ai combattenti di prendere in ostaggio anche i civili, trasformando l'operazione in un vero e proprio bagno di sangue. La crepa si è allargata esponenzialmente con il passare dei giorni e ora Dief ha deciso di non rispondere più all'ala politica di Hamas.

Secondo quanto ricostruito, la svolta all'interno di Hamas è legata indissolubilmente all'arrivo a Gaza dell'intelligence di Mossad e Cia. In queste ore sono in corso le trattative con il gruppo palestinese e gli sviluppi sarebbero positivi sin da subito tra garanzie per il dopo-guerra e qualche promessa economica. L'ipotesi del rilascio degli ostaggi non è più un'utopia, come certificato dalla liberazione di dodici persone avvenuta nella giornata di giovedì. A completare il quadro, la possibile destituzione di Benjamin Netanyahu per mano di Washington.

In missione in Medio Oriente c'è il capo della Cia William Burns, protagonista di un vertice a Doha con l'omologo del Mossad David Barnea e il primo ministro qatarino Mohammad Al-Thani.

"I negoziati sono positivi e sono stati fatti dei passi avanti", il commento stringato di Burns, sottolineando la necessità di mettere a punto alcuni dettagli. Attivo anche il fronte degli aiuti umanitari: come riportato dalla Stampa, da mercoledì sono entrati 100 camion di aiuti dal valico di Rafah. La svolta potrebbe essere davvero vicina.

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