Guerra

La trattativa Israele-Hamas saltata e l'evacuazione di Rafah: cosa succede a Gaza

Hamas non vorrebbe la tregua con Israele per avere la possibilità di dichiarare vittoria. Intanto, però, tratta per l'uscita dei suoi leader da Gaza

La trattativa Israele-Hamas saltata e l'evacuazione di Rafah: cosa succede a Gaza

La guerra in Medio Oriente, a sette mesi esatti dall'attacco di Hamas a Israele, ora diventa anche un conflitto di simboli e parole. Ed è proprio a proposito dell'ennesimo tentativo di pace sfumata che un funzionario israeliano ha dichiarato al Times of Israel come sia stata la ripetuta insistenza di Hamas affinché Israele accettasse di porre fine alla guerra che ha fatto fallire gli ultimi sforzi: "Hamas vuole dichiarare la vittoria, questo è il suo obiettivo nei colloqui", sostiene il funzionario. "Non è possibile che Israele sia d'accordo".

Hamas sospende i negoziati

Hamas, intanto, ha "deciso di sospendere i negoziati per una tregua a Gaza". Lo ha dichiarato una fonte di Hamas citata a condizione di anonimato dal sito Al-Araby Al-Jadeed, spiegando che la decisione è stata presa "dal movimento, dopo essersi consultato con le fazioni della resistenza". La fonte ha precisato che "la decisione delle fazioni della resistenza è stata quella di rinviare il ritorno della delegazione al Cairo in attesa dei risultati degli sforzi dei mediatori". Inoltre ha confermato che la leadership di Hamas ha ricevuto, da parte egiziana, la richiesta di "evitare l'escalation militare e dare un'opportunità agli sforzi per contenere la crisi proseguendo i negoziati per la tregua".

Sui negoziati, intanto, incombe la questione Rafah. L'invito a evacuare la parte orientale della città riguarda circa 100mila persone che hanno ancora "giorni per spostarsi" secondo il portavoce internazionale delle Idf, Nadav Shoshani. Secondo Shoshani si tratta di una evacuazione di portata ridotta, limitata a Rafah est, oltre che temporanea. Ed è proprio su questo ultimo punto che rischiano di naufragare anche le ultime speranze di negoziato in queste ore: l'evacuazione "fermerà i negoziati" su un accordo di tregua in cambio del rilascio degli ostaggi secondo un alto funzionario di Hamas. I colloqui, ha aggiunto, "stavano procedendo bene ed eravamo vicini a un accordo. Netanyahu si illude che la minaccia di un’invasione di Rafah metterà pressione su Hamas, ma porterà solo al fallimento dei negoziati".

Cosa è accaduto questo weekend tra Hamas e Israele

Stando alla ricostruzione del funzionario, dunque, sabato, il primo ministro Benjamin Netanyahu e il suo team credevano che nei prossimi giorni si potesse raggiungere un punto fermo su un accordo sugli ostaggi, ma l'ipotesi sarebbe nuovamente naufragata. L'ufficio del premier Netanyahu smentisce la ricostruzione del New York Times secondo cui un accordo sugli ostaggi sarebbe stato possibile sabato fino a quando il primo ministro non avesse rilasciato una serie di dichiarazioni che avrebbero indotto Hamas a inasprire la sua posizione. Una dichiarazione dell'ufficio di Netanyahu definisce l'idea che il premier abbia sabotato l'accordo "una completa menzogna e un deliberato inganno del pubblico". "Hamas è quello che sabota qualsiasi accordo non muovendosi di un millimetro dalle sue richieste estreme che nessun governo israeliano potrebbe accettare: innanzitutto, che Israele si ritiri da Gaza e metta fine alla guerra".

Su quello che è avvenuto questo weekend le versioni sono contrastanti. Sabato, infatti, se i funzionari israeliani ribadivano che non avrebbero accettato alcuna tregua che prevedesse la fine del conflitto, un alto funzionario di Hamas ribadiva come non ci fossero in realtà sviluppi nei colloqui, insistendo sul fatto che il gruppo terroristico non avrebbe accettato in qualsiasi circostanza una tregua che non includesse esplicitamente la fine del conflitto, complesso il ritiro delle Idf da Gaza. Intanto, secondo il leader del partito palestinese di Fatah, Muwafaq Matar, Hamas starebbe negoziando per garantire l'uscita dei suoi leader dalla Striscia di Gaza, non per fermare la guerra. Intervistato da Al-Arabiya, ha affermato che "Hamas è preoccupato solo del suo futuro nel governo di Gaza e della sicurezza dei suoi leader", aggiungendo che durante i negoziati, il movimento sta discutendo del destino di Muhammad al-Deif e Yahya al-Sinwar.

La leadership di Hamas torna in Qatar

La leadership politica di Hamas si riunirà oggi in Qatar per discutere i risultati dei colloqui del Cairo. Lo riferisce Al Jazeera, nel frattempo bannata in Israele. Il capo dell'Ufficio per le relazioni internazionali di Hamas, Musa Abu Marzouk, ha confermato che il movimento palestinese insiste affinché qualsiasi accordo di scambio di prigionieri con Israele includa un cessate il fuoco permanente. Abu Markouk ha rivelato in un'intervista al canale Al-Aqsa che "gli occupanti hanno paura di entrare a Rafah perché sarà il loro scandalo e non faranno altro che raccogliere il fallimento". Marzouk ha poi aggiunto: "I leader sono divisi e cercano i propri interessi, e noi siamo fiduciosi nella vittoria". Ha continuato, "I leader dell'occupazione ammettono la sconfitta ad Hamas, e Netanyahu resta ancora arrogante e testardo".

Ciò che è certo, è che dopo due giorni di negoziati al Cairo per un accordo di cessate il fuoco, la delegazione di Hamas ha lasciato la capitale egiziana ieri, diretta a Doha per consultarsi con i leader del movimento. Nel corso dei due giorni al Cairo, la delegazione ha consegnato ai mediatori in Egitto e Qatar la risposta del gruppo palestinese sull'accordo, dove "si sono svolte con loro discussioni serie e approfondite", si legge in una dichiarazione pubblicata a mezzo Telegram. Secondo la dichiarazione, il movimento ha affermato il suo "atteggiamento positivo e responsabile, e il suo entusiasmo e determinazione nel raggiungere un accordo che soddisfi le richieste nazionali del nostro popolo, metta fine completamente all'aggressione, ottenga il ritiro dall'intera Striscia di Gaza, restituisca gli sfollati, intensifica gli aiuti, avvii la ricostruzione e completi l'accordo sullo scambio di prigionieri".

Hamas lascia il Qatar?

Ed è proprio il ruolo del Qatar che potrebbe essere messo in discussione come "zona franca" in cui proseguire le negoziazioni e le consultazioni. Ma soprattutto il ruolo di mediazione, alquanto singolare, che l'emirato ha svolto fino a ora. A seguito delle informazioni circolate nei giorni scorsi, che affermavano che il Qatar stesse rivedendo il suo ruolo di mediazione tra Hamas e Israele, con la possibilità di chiudere la sede politica del movimento a Doha, sono entrati in campo i ribelli Houthi dello Yemen. Il leader dell'ufficio politico del gruppo yemenita, Muhammad Al-Bukhaiti, si è offerto di ospitare i leader di Hamas a Sanàa. L'esponente sciita ha scritto in un tweet sul suo account sulla piattaforma X, "Sanàa è onorata di ospitare la sede politica del movimento Hamas, qualunque siano le conseguenze". Al-Bakhiti ha aggiunto con aria di sfida: "Anche se il cielo si chiude sulla terra".

Questa offerta è arrivata dopo che un funzionario a conoscenza di una valutazione condotta dal governo del Qatar ha rivelato che potrebbe chiudere l'ufficio politico di Hamas come parte di una più ampia revisione del suo ruolo di mediazione nella guerra a Gaza. Il funzionario ha riferito che Doha sta valutando se consentire ad Hamas di continuare a gestire i suoi affari.

L'annuncio è arrivato anche dopo la notizia della possibilità di spostare la sede del movimento anche ad Ankara, ma fonti di Hamas hanno smentito la questione, sottolineando che non ci sono state pressioni da parte del Qatar per lasciare l'area.

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