
L'annuncio l'ha dato il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich: il progetto di insediamento "E1" in Cisgiordania è stato approvato. Definita una decisione "storica", va a tagliare in due la Cisgiordania. Protesta l'Anp: "Il progetto frammenta l'unità del territorio trasformandolo in una vera e propria prigione". Via libera, intanto, anche al piano per l'occupazione di Gaza City. L'esercito israeliano è pronto a richiamare circa 60mila riservisti per la nuova offensiva.
Ma torniamo all'insediamento E1, a est di Gerusalemme: separerà il nord e il sud della Cisgiordania. "Lo Stato palestinese - argomenta Smotrich - viene cancellato dal tavolo non con slogan, ma con i fatti". Ognuna delle 3.400 nuove unità abitative destinate ai coloni, prosegue, sarà "un chiodo sulla bara di questa idea pericolosa".
Le nuove colonie, che le Nazioni Unite considerano illegali in base al diritto internazionale, potrebbe minare la soluzione dei due Stati. Lo pensano non solo i palestinesi ma anche l'Unione europea, che ha chiesto a Israele di soprassedere: "La politica di insediamento, che comprende demolizioni, trasferimenti forzati, sfratti e confische di abitazioni, deve cessare", ha detto Bruxelles. "Insieme alle continue violenze dei coloni e alle operazioni militari, queste decisioni unilaterali stanno alimentando una situazione già tesa sul terreno e compromettendo ulteriormente ogni possibilità di pace". Dura la reazione di Londra, con il ministro della Difesa, David Lammy, che ha condannato la mossa israeliana.
Peace Now, storico movimento pacifista israeliano, attacca il progetto del governo sottolineando che il suo unico scopo è "sabotare una soluzione politica per Gaza e la Cisgiordania e precipitare verso uno stato di apartheid binazionale".
L'offensiva ormai sempre più vicina a Gaza City mette in allarme la comunità internazionale. Il presidente francese Emmanuel Macron è convinto che non possa che portare a "un vero e proprio disastro per i due popoli e trascinare la regione in una guerra permanente". Il leader francese sostiene che sia necessario invece un cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi israeliani, il disarmo di Hamas e "una missione di stabilizzazione internazionale", a cui lui stesso starebbe lavorando con Giordania ed Egitto. Pieno sostegno a Israele, invece, da Donald Trump che dice che Netanyahu è "un eroe di guerra" che "sta combattendo".
Condanna anche da parte dell'Italia. "Insieme ai partner europei esortiamo il Governo israeliano a collaborare con l'Autorità Nazionale Palestinese per rafforzare insieme la stabilità di tutta la regione", scrive su X il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. "La decisione israeliana di procedere con nuovi insediamenti in Cisgiordania è inaccettabile, contraria al diritto internazionale e rischia infatti di compromettere definitivamente la soluzione a due Stati, obiettivo per il quale il Governo italiano sta continuando a lavorare con convinzione e il massimo impegno".
Al contempo il dipartimento di Stato Usa ha annunciato sanzioni nei confronti di altri quattro giudici della Corte penale internazionale, che ha emesso un mandato di arresto per crimini di guerra contro il premier israeliano e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Secondo il governo Usa il Cpi è "uno strumento di lotta legale contro gli Usa e il loro stretto alleato Israele". Netanyahu ha fatto i complimenti a Marco Rubio, dicendo che è "un'azione decisiva contro la campagna di diffamazione e menzogne contro lo Stato di Israele (e il suo esercito) a favore della verità e della giustizia". Pronta la risposta della Cpi, che parla di "attacco alla propria indipendenza".
In serata arriva una dura dichiarazione di Hamas: "L'annuncio odierno da parte dell'esercito di occupazione terroristica dell'inizio di un'operazione contro Gaza City dimostra un palese disprezzo per gli sforzi compiuti dai mediatori.
Mentre Hamas ha annunciato l'ok all'ultima proposta presentata dai mediatori, Israele insiste nel continuare la sua guerra" e, non rispondendo a questa proposta, Netanyahu "dimostra di essere il vero ostacolo a qualsiasi accordo".