La salute del presidente russo Vladimir Putin torna a essere oggetto di speculazioni. Questa volta, a dare una nuova chiave di lettura sulle condizioni del capo del Cremlino - e della possibile correlazione di esse con l'inizio della cosiddetta "operazione militare speciale" - è il quotidiano danese Berlingske. Sulle pagine del giornale, come riportato dal Corriere della Sera, è apparsa un'intervista a un esperto di Russia dell'intelligence della difesa danese (il Forsvarets Efterretningstjeneste), in cui viene ipotizzato che Putin possa avere deciso di invadere l'Ucraina a causa di un farmaco che stava assumendo in quel periodo per un particolare trattamento ormonale e che, tra le varie cause, avrebbe anche quella di provocare dei disturbi mentali simili alle megalomania. Gli analisti danesi ipotizzano possa trattarsi di una cura per i dolori, diventati non solo cronici ma sempre più forti, che il capo dello Stato russo sentirebbe da diversi anni e che incrociando altri dati storici, potrebbero essere alla schiena.
Le ipotesi dall'inizio della guerra
La linea di pensiero dell'intelligence delle forze armate danesi, per quanto possa apparire curiosa, non deve in ogni caso sorprendere. Dall'inizio della guerra in Ucraina si sono succedute continue interpretazioni, ipotesi, analisi verosimili quanto fantasiose sullo stato di salute di Putin. E spesso si è cercato di dare anche una spiegazione medica alla scelta di scatenare la guerra, considerandola appunto una sorta di conseguenza del declino psicofisico dovuto ad alcune malattie oppure, come nel caso danese, ai farmaci assunti dallo stesso leader russo. Basti pensare che all'inizio dell'invasione alcuni media avevano parlato di demenza, morbo di Parkinson, cancro, e di presunti attacchi d'ira causati anche questa volta dalle cure ormonali. Così come giova ricordare le molteplici analisi dei video e delle immagini del presidente in cui ci si soffermava sui movimenti poco naturali, sul modo in cui le mani tenevano il tavolo o anche sulle numerose assenze dalla scena pubblica o da quella distanza fisica con gli altri leader che appariva il risultato di una forma di ipocondria.
La trappola guerra dell'informazione
Sul punto, è opportuno ricordare un dato di fatto inoppugnabile: qualsiasi interpretazione di questo tipo non ha mai trovato conferme né smentite che possano essere verificabili. Tantomeno documenti o voci dalla Russia. La salute del leader del Cremlino è al momento un mistero, con qualsiasi lente si leggano le sue azioni e le sue immagini.
Del resto, come è plausibile credere che esistano motivazioni politiche dietro la scelta di dare presunte indiscrezioni sulla malattia fisica e mentale di Putin, e sulla sua possibile incapacità nel gestire il potere, allo stesso modo è impossibile pensare che il governo russo lasci trapelare informazioni sulla salute dello "zar" e eventuali mali incurabili che getterebbero Mosca in una situazione di pericolosa instabilità. Questo implica che tutto resti nell'alveo della cosiddetta guerra dell'informazione che, inevitabilmente, coinvolge anche le condizioni psicofisiche dell'uomo che ha deciso di scatenare la guerra in Ucraina.
Il rischio di sottovalutare il dramma della guerra
Il rischio, in questi casi, è almeno doppio. Da un lato, è vero che le immagini, analizzate da esperti che studiano specificamente questo, hanno confermato delle difficoltà fisiche del leader russo. Ma se esistono effettivamente immagini, documenti o informazioni che provano la debolezza psicofisica del presidente russo, queste non è detto che siano necessariamente univoche: la Russia ha una lunga storia di dissimulazione e di inquinamento delle notizie, cosa che potrebbe anche essere a vantaggio di Putin costringendo i nemici a una instabilità permanente. Anzi, molto spesso Putin ha rovesciato poi le notizie mostrandosi in atteggiamenti normali. Se, invece, queste notizie sono vere, pubblicizzare la malattia del leader potrebbe anche aumentare il rischio di colpi di mano o di una risposta più dura e ferrea da parte di Putin per smentire, sul campo, le notizie di una sua fragilità che si proietterebbe sul teatro ucraino.
Dall'altro lato, il rischio è anche quello di circoscrivere il conflitto a una logica di "errore", di un effetto della degenerazione psichica o dell'uso di farmaci, con la conseguenza che la guerra viene descritta come un evento incidentale nella stessa politica di Mosca, paradossalmente anche deresponsabilizzando sia Putin che anche gli altri attori coinvolti.
Così facendo, si corre il pericolo non solo di dimenticare o di sottovalutare i processi politici, strategici ed economiche che causano le guerre e i vari fenomeni geopolitici, ma anche di dimenticare che il
conflitto è purtroppo una drammatica costante della storia umana e del nostro mondo: indubbiamente una "pazzia che distrugge", come l'ha definita di recente papa Francesco, ma non per questo scevra di motivazioni economiche, politiche, belliche e culturali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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