Mano tesa a Putin, altro ultimatum di Trump

Lo Zar: "Ripristineremo i rapporti Usa-Russia". Il tycoon: "Due settimane, poi sanzioni"

Mano tesa a Putin, altro ultimatum di Trump
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Donald Trump lancia un nuovo ultimatum di due settimane a Vladimir Putin prima di passare alle sanzioni, che è anche un modo per dare ancora tempo a se stesso e a Putin di trovare un’intesa per porre fine alla guerra in Ucraina.

E intanto il leader del Cremlino a Mosca mostra il suo volto migliore, ma solo al presidente degli Stati Uniti. Parlando del recente vertice in Alaska con Trump, Putin ha definito l’incontro «molto positivo, significativo e franco», spiegando che «i contatti continuano a livello dei nostri ministeri, dipartimenti e aziende». Di più, il presidente russo ha ipotizzato una cooperazione: «Stiamo discutendo con i partner americani la possibilità di collaborare nella nostra zona artica, ma anche in Alaska».

«Zelensky ha respinto tutte le proposte di Trump. Come possiamo incontrarci con una persona che finge di essere un leader?» dichiara intanto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, mentre in un’intervista a Nbc News il capo della diplomazia di Mosca ha comunque ricordato che «Putin è pronto a incontrare Zelensky quando l’agenda per un vertice sarà pronta, e questa agenda non è affatto pronta», ribadendo che le responsabilità dello stallo in corso sono tutte di Kiev. «Ci sono diverse condizioni che Washington ritiene debbano essere accettate, compresa l’esclusione dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato e la discussione sui territori, ma Zelensky ha detto no a tutto. Noi siamo flessibili, non miniamo gli accordi, è la controparte a erigere muri».

Il Cremlino aveva già fatto sapere giovedì che le garanzie di sicurezza per l’Ucraina (anche l’Estonia ha aderito ai Volenterosi) sarebbero state respinte se costruite secondo la logica dell’isolamento della Russia. Per Bloomberg inoltre Mosca potrebbe tentare di convincere la Casa Bianca ad abbandonare le garanzie di sicurezza e a declassare l’incontro Russia-Ucraina dai presidenti dei due Paesi a funzionari di rango inferiore. Le uniche garanzie valide per Putin continuano a essere quelle discusse durante i negoziati di Istanbul nel 2022, quando fu ipotizzato il coinvolgimento dei rappresentanti permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, compresi Cina e Russia.

Per Politico Trump è addirittura ottimista, a patto che Kiev accetti le condizioni di Mosca: «Vedremo se Putin e Zelensky lavoreranno insieme, sono come l’olio e l’aceto. Preferirei non esserci all’incontro. Darò a Putin due settimane, ma non sono contento per come vanno le trattative e sarà meglio che io sia contento». A far saltare il banco ci prova Lukashenko, che dice ai cronisti che la Russia «stava per colpire con un missile l’ufficio di Zelensky. Era tutto pronto, ma per via dell’incontro in Alaska è stato rimandato».

I media nordcoreani hanno parlato dell’incontro tra Kim Jong-un e gli ufficiali che hanno preso parte alle battaglie nel Kursk.


Tra di loro il colonnello Kim Yong Bok e il maggiore Sin Kum Chol. Entrambi sono in contatto con il Capo di stato maggiore Gerasimov per un nuovo invio di truppe (40mila uomini) in caso di proseguimento del conflitto.

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