"È una minaccia". Qual è l'isola che può scatenare la guerra tra Nato e Russia

Durante la Guerra Fredda l’isola danese di Bornholm rappresentò un avamposto cruciale per l’intelligence occidentale nel Mar Baltico. Ora torna alla ribalta nella nuova guerra sul Baltico

"È una minaccia". Qual è l'isola che può scatenare la guerra tra Nato e Russia
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Bornholm, l’isola danese nel cuore del Baltico, torna a essere un nodo cruciale nello scontro geopolitico tra Mosca e l’Occidente. Appena una settimana fa l’ambasciatore russo in Danimarca, Vladimir Barbin, ha accusato Copenaghen di trasformare l’isola in una minaccia diretta per la sicurezza russa e per l’enclave di Kaliningrad.

Bornholm fu occupata dall’Armata Rossa per undici mesi alla fine della Seconda guerra mondiale, e già allora rischiò di diventare sovietica. Stalin accettò poi di lasciare il controllo della Groenlandia e dell’Islanda agli anglo-americani, mantenendo i Paesi baltici nella sua sfera d’influenza. In questo caos la Danimarca entrò nel blocco occidentale, ma in cambio di un diktat: nessuna giubba straniera a Bornholm. Durante la Guerra Fredda l’isola danese rappresentò un avamposto cruciale per l’intelligence occidentale nel Mar Baltico.

bornholm

La sua posizione, a poche centinaia di chilometri da Kaliningrad e dal cuore della sfera sovietica, la rese un punto privilegiato per monitorare il traffico navale e aereo del Patto di Varsavia. Già dal 1948 sull’isola furono attivate operazioni di intercettazione radar e radio, poi potenziate negli anni Sessanta con nuove strutture e culminate nel 1986 con la costruzione di una grande torre dotata di antenne e sistemi d’ascolto, rimasta operativa fino al 2012. Da Bornholm venivano captati messaggi cifrati, comunicazioni militari e movimenti navali, informazioni condivise con la NATO che permisero, ad esempio, di prevedere in anticipo l’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1968.

Formalmente, in base agli accordi post-bellici, l’isola non poteva ospitare truppe straniere permanenti e restava presidiata da forze danesi leggere, ma la sua funzione di “orecchio dell’Alleanza” la trasformò in un obiettivo sensibile per Mosca: non mancarono sospetti di attività di sabotaggio e infiltrazioni sovietiche per disturbare le stazioni di ascolto. Oggi, la memoria di quell’epoca rivive nelle ex basi trasformate in museo, ma anche nella nuova centralità strategica che Bornholm ha assunto dopo la guerra in Ucraina, con la riattivazione di radar e strutture militari a difesa del Baltico.

Bornholm, isola di pace persino durante la Guerra Fredda — ha dichiarato a Izvestia — sarebbe minacciata dal fatto che la Danimarca la sta militarizzando sotto il falso pretesto della minaccia russa. Parole che arrivavano proprio mentre Copenaghen annunciava il ritorno, dopo 25 anni, del Bornholms Regiment, un’unità di circa mille soldati equipaggiati con blindati Patria 6×6, sistemi antinave e armi di precisione a lungo raggio. Una decisione dettata dalla guerra in Ucraina e dalle ambizioni di Mosca, ma che ha inasprito i rapporti bilaterali.

Pochi giorni dopo quelle dichiarazioni, lo spazio aereo danese è stato violato da droni non identificati sopra Copenaghen e Oslo, costringendo alla sospensione dei voli per ore. Altri episodi si sono ripetuti nei giorni successivi su basi militari come Karup e Skrydstrup. Il Cremlino ha negato ogni coinvolgimento, ma la tempistica alimenta i sospetti di un avvertimento politico.

Oggi Bornholm torna a essere il punto d’incontro — e di scontro — tra due mondi. Nel 2022, proprio al largo dell’isola, esplose il gasdotto Nord Stream 2, episodio che evidenziò quanto fosse fragile la sicurezza energetica europea. Per Copenaghen rappresenta un avamposto da difendere nel quadro della Nato.

Per Mosca, invece, è un simbolo della pressione militare occidentale ai suoi confini. Nel mezzo, i droni sui cieli danesi sembrano ricordare che la nuova guerra fredda si combatte anche con messaggi silenziosi e difficili da decifrare.

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