"Ostaggi tenuti prigionieri da reporter di Al Jazeera". La rivelazione di Israele

Le Forze di difesa israeliane hanno fatto sapere che tre dei quattro ostaggi liberati ieri sono stati tenuti prigionieri da Abdullah Jamal, un agente di Hamas e presunto reporter di Al Jazeera. L'emittente: "Non lo conosciamo"

"Ostaggi tenuti prigionieri da reporter di Al Jazeera". La rivelazione di Israele
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Tre degli ostaggi liberati ieri da Israele sarebbero stati tenuti prigionieri da un certo Abdullah Jamal, un agente di Hamas, nella casa della sua famiglia nel campo profughi di Nuseirat. I media israeliani hanno scritto che Jamal è stato in passato portavoce del ministero del Lavoro di Hamas a Gaza e che ancora prima avrebbe collaborato con diverse testate giornalistiche, scrivendo anche un articolo per Al Jazeera nel 2019. L'emittente del Qatar ha smentito la notizia spiegando che l'uomo in questione "non proviene da Al Jazeera, non ha mai lavorato per Al Jazeera e non risulta che abbia lavorato per Al Jazeera né ora né in passato". Per le Forze di difesa israeliane (Idf), la vicenda di Jamal "è un'ulteriore prova che l'organizzazione terroristica Hamas utilizza la popolazione civile come scudo umano".

Il ruolo del presunto reporter di Al Jazeera

Secondo quanto riportato da Ynet, sono circolate indiscrezioni secondo cui Jamal sarebbe stato un corrispondente da Gaza di Al Jazeera. Dal canto loro le Idf hanno confermato che gli ostaggi liberati ieri, Almog Meir Jan, Andrey Kozlov e Shlomi Ziv, sono stati tenuti prigionieri dallo stesso Abdullah Jamal. "Le forze di sicurezza continueranno ad agire in ogni modo possibile per restituire i rapiti", hanno aggiunto le Idf, sottolineando che l'uomo citato, in precedenza, "aveva lavorato come fotografo per Al Jazeera e ha pubblicato articoli in inglese su Palestine Cronaca".

Secondo l'Idf, ha scritto The Times of Israel, i tre ostaggi erano detenuti da "Aljamal" insieme alla sua famiglia e sono stati tratti in salvo dalle forze speciali. All'inizio di oggi, sono circolate voci riguardanti proprio Abdallah Aljamal a seguito di un post di Rami Abdu, capo dell'Euro-Med Human Rights Monitor, che ha affermato che i soldati sono entrati nella casa degli Aljamal durante il raid e hanno ucciso diversi membri della famiglia, tra cui Abdallah e suo padre, il dottor Ahmed Aljamal.

Abdallah "è stato in precedenza portavoce del ministero del Lavoro di Hamas a Gaza e in passato ha collaborato con diverse testate giornalistiche e avrebbe scritto un articolo per Al Jazeera nel 2019, suscitando voci secondo cui era un corrispondente da Gaza per l'emittente del Qatar", ha aggiunto il quotidiano israeliano online.

"Liberare gli ostaggi è un obbligo morale"

Queste voci sono state seccamente smentite da Al Jazeera. Il capo ufficio di Al Jazeera a Gerusalemme, Omar al-Walid, è stato chiarissimo: "Non lo conosciamo e tutte le voci che sono state diffuse sono vuote di contenuto e non sono affatto vere". Eppure la notizia riportata dai media israeliani, in attesa di essere confermata o smentita, ha già creato polemiche su polemiche. Anche alla luce degli sforzi messi in atto da Tel Aviv per liberare gli ostaggi ancora trattenuto nella Striscia di Gaza.

Nelle ultime ore, per liberare 4 ostaggi detenuti da 8 mesi a Gaza, le forze speciali israeliane hanno utilizzato armi pesanti nel campo profughi di Nuseirat, e li hanno portati via in elicottero. Uno degli ufficiali impegnati nell'azione è morto, mentre il ministero della Salute di Hamas ha fornito il dato di 274 morti e 698 feriti, denunciando un "massacro" collaterale dell'operazione militare. Fra le vittime, secondo Hamas, ci sono almeno 64 bambini, 57 donne e 37 anziani.

Israele continua a ripetere che riportare a casa gli ostaggi è un obbligo morale. Il capo di stato maggiore dell'Idf, Herzi Halevi, parlando con i soldati durante una visita a Deir al Balah, nel centro della Striscia di Gaza, ha elogiato le azioni dell'Idf, dello Shin Bet e delle forze di polizia di Yamam. "Sappiamo che stiamo correndo rischi enormi e che dobbiamo prendere decisioni fatali, e questi rischi sono il rischio della vita umana.

Non è una scommessa, è un rischio calcolato e so che abbiamo comandanti di altissima qualità e la fiducia necessaria per condurre operazioni coraggiose per obiettivi meritevoli", ha concluso. La corsa contro il tempo continua.

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