
Il premier polacco Donald Tusk ha promesso un vasto piano di modernizzazione delle forze armate, all’indomani della violazione dello spazio aereo da parte di una ventina di droni russi. In visita alla base aerea di Łask, Tusk ha ringraziato i militari polacchi e i partner NATO – in particolare i Paesi Bassi – per la risposta rapida alle incursioni. Ha poi ricordato che la Polonia riceverà i primi caccia F-35 dagli Stati Uniti nel 2026, nell’ambito di un accordo che prevede la consegna di 32 velivoli entro il 2030.
Anche il presidente Karol Nawrocki ha voluto lanciare un messaggio di fermezza, visitando la base di Poznań-Krzesiny e definendo l’incursione “un test delle nostre capacità di reazione”. Varsavia ha già disposto il dispiegamento di circa 40.000 soldati lungo i confini con Bielorussia e Russia, in concomitanza con l’avvio delle esercitazioni congiunte russo-bielorusse “Zapad 2025”, considerate offensive dal ministero della Difesa. Nelle basi dislocate sul territorio si concentrerà poi il cuore dell'esercito: 205 mila soldati che dovrebbero passare a 300 mila entro il 2035, più circa 300 mila riservisti.
Il cuore della strategia polacca è lo “scudo orientale”, una fortificazione da 4,2 miliardi di dollari lunga 800 km tra Bielorussia e l’enclave russa di Kaliningrad, concepita per rallentare un’eventuale avanzata nemica e guadagnare tempo in attesa dei rinforzi NATO, inclusi i 10.000 soldati americani già di stanza nel Paese. Il programma prevede una combinazione di difese fisiche e infrastrutture dual-use: barriere anti-carro (hedgehogs), trincee, sentieri difensivi, nonché l’uso strategico di ostacoli naturali (boschi, zone umide). Saranno installati sistemi avanzati di sorveglianza integrata (ISR): torri radar, sensori acustici, droni, telecamere automatizzate e collegamenti satellitari. Previsti anche centri di monitoraggio e allarmi precoci, utili sia per le esigenze militari sia per la protezione civile.
Oltre all’aspetto difensivo, il programma include infrastrutture utili anche in tempo di pace: vie logistiche, ponti rinforzati, bunker e rifugi civili. Prevede collaborazione tra ministeri, ad esempio quello della Difesa e della Salute, per addestrare personale ospedaliero alla medicina da combattimento. Il progetto è stato lanciato nel 2024 dal governo polacco ed è previsto in completamento entro il 2028.
L’incidente con i droni ha però riacceso i dubbi sull’efficacia della difesa aerea. Nonostante l’intervento di caccia polacchi, olandesi e italiani, la risposta è stata giudicata complessa e lenta. Per questo Varsavia sta accelerando sul fronte dei droni: l’industria nazionale, guidata da WB Electronics, produce già circa 1.000 unità al mese, ma resta lontana dalle capacità russe, stimate in oltre 5.000. I generali chiedono di concentrare più fondi su questo settore, e il governo ha già annunciato che la spesa militare salirà dal 4,5% al 4,8% del PIL nel 2026.
La modernizzazione coinvolge l’intero apparato. L’esercito passerà da quattro a sei divisioni, equipaggiate con Abrams statunitensi e artiglieria pesante, mentre la flotta aerea si espanderà fino a 128 velivoli con F-35, F-16 e FA-50 coreani. Gli elicotteri Apache arriveranno a 96 unità. Sul fronte navale, le vecchie navi cedute dagli USA saranno sostituite da tre fregate Miecznik, sviluppate con il Regno Unito, mentre è allo studio l’acquisto di nuovi sottomarini da partner europei e asiatici.
Varsavia, insomma, punta a blindare i propri confini terrestri e marittimi nel minor tempo possibile.
L’obiettivo, come sintetizzano i vertici militari, è guadagnare “almeno due ore” in caso di attacco, tempo necessario per mobilitare le forze nazionali e permettere ai rinforzi NATO di entrare in azione.