I missili, la fuga dei dossier e i dubbi Usa: come può cambiare l'attacco di Israele all'Iran

I documenti d'intelligence diffusi su Telegram da una "gola profonda" della Difesa americana mettono in guardia Teheran dagli obiettivi israeliani e rischiano di cambiare tutta la strategia delle forze aeree di Tel Aviv che avranno un piano di contingenza.

I missili, la fuga dei dossier e i dubbi Usa: come può cambiare l'attacco di Israele all'Iran

I documenti sensibili misteriosamente apparsi sul canale telegram Middle East Spectator che afferma di aver ottenuto dati sensibili riguardo il prossimo attacco israeliano da una "fonte informata nella comunità di intelligence degli Stati Uniti", possono rappresentare davvero un problema per Israele e una fonte attendibile per la Difesa iraniana?

Secondo quanto si apprende il 18 ottobre il canale telegram filo-iraniano ha messo in rete delle informazioni classificate ed estremamente dettagliate sul prossimo attacco all'Iran. Un attacco che dovrebbe essere sferrato prima del 5 novembre, ovvero prima delle elezioni negli Stati Uniti, secondo quanto confermato in precedenza dagli israeliani.

Un "gola profonda" vicino alla causa degli ayatollah

I due documenti di intelligence in questione provengono dalla National Geospatial Intelligence Agency, un'agenzia governativa che fa capo al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, e come parte della comunità d'intelligence statunitense svolge il compito di raccogliere e analizzare informazioni d'intelligence geospaziale.

Il risultato di quella che può essere considerata a tutti gli effetti un'azione di spionaggio è da ritenersi "indipendente da Teheran", dunque non frutto di uno impegno da parte degli agenti segreti iraniani o della Forza Quds. Il Middle East Spectator, che è considerato un aggregatore di notizie open-source, afferma infatti di aver ottenuto i documenti da una "fonte informata nella comunità di intelligence degli Stati Uniti".

Più precisamente da un profilo interno al dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Lasciando pensare a una "gola profonda" che nutre ideali anti-isrealieni, o anti-sionisti, o più semplicemente un elemento che voleva contribuire attivamente alla causa degli ayatollah, pur tradendo l'integrità e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. La storia recente ci ha permesso di registrare diversi casi di "fughe di notizie" che hanno visto coinvolto personale militare statunitense che ha tradito i vicoli di segretezza divulgando documenti classificati - da Edward Snowden a Chelsea Manning fino al più recente caso di Jack Teixeira - ma in nessuno dei casi precedenti le informazioni diffuse erano così sensibili da poter influire su un'operazione militare imminente. In questo caso pianificata da un alleato degli Stati Uniti.

Cosa può cambiare nella strategia di Israele?

I documenti che forniscono "informazioni molto dettagliate sui preparativi dell'aeronautica militare israeliana per un attacco e descrivono in dettaglio le attività in tre basi aeree israeliane soggette a massiccia sorveglianza statunitense", classificano le tipologie di missili da crociera con i cui sarebbero state armate le formazioni di caccia l'F-15I che l'Israeli Air Force avrebbe inviato sugli obiettivi. Nei dettagli erano presenti anche le unità di rifornimento aereo e i velivoli per la guerra elettronica e per il supporto logistico che li avrebbero accompagnati in missione.

Assenti inaspettati nei piani d'attacco israeliani risultavano invece i caccia stealth F-35I Adir. L'asset più sofisticato della forza aerea di Israele che l'Iran aveva dichiarato di aver "duramente colpito" proprio negli attacchi missilistici condotti contro altre tre basi aeree israeliane il 1 ottobre; e che ora potrebbero an che entrare in azione nei piani di contingenza che sicuramente i vertici della difesa israeliana posseggono. Sempre ammesso che i documenti "trapelati" siano autentici, rappresentino davvero le reali intenzioni di Israele, e non fossero soltanto un diversivo o la preparazione di una missione secondaria.

Come ci ricorda Stephen Bryen nella sua ultima analisi, "tutte le informazioni in Iran sono strettamente controllate" e la piattaforma telegram che ha diffuso questi documenti sensibili può averlo fatto solo ed esclusivamente con "permesso del regime di Teheran" che può certo averli impiegati per "preparare le sue difese", basate su sistemi missilistici antiaerei di fabbricazione russa S-300/400, ma dovrebbe anche aver preso in esame l'ipotesi che Tel Aviv cambierà i suoi obiettivi. Un'ipotesi abbastanza ovvia che dovrebbe prevedere un "cambio di rotta" da parte degli israeliani. I quali potrebbero scegliere di non inviare i loro caccia proprio sugli obiettivi allertati e dunque maggiormente protetti dalla bolla di difesa che gli iraniani possono garantire su pochi siti strategici.

L'attacco rimane imminente

La scorsa settimana il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva affermato che tutte le decisioni riguardanti i piani di attacco all’Iran, una ritorsione per l’attacco missilistico lanciato contro Israele da cui lo stato ebraico non può esimersi poiché verrebbe "interpretato dall’Iran come un segno di debolezza", sarebbero state prese "in base alle esigenze" israeliane. Confermando l'intenzione di colpire infrastrutture militari in Iran senza mettere tra gli obiettivi siti nucleari o giacimenti di petrolio. Un obiettivo, quest'ultimo, che potrebbe influire negativamente sul prezzo del petrolio a livello mondiale.

L'attacco, secondo le rivelazioni pubblicate dal Washington Post, sarebbe stato fissato in una data anteriore al 5 novembre. Vale a dire nelle prossime due settimane che ci dividono dall'inizio delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

Elezioni che tutto il mondo attende non solo per il destino dell'America, ma per la postura che la nuova amministrazione intenderà adottare nei confronti dei due principali conflitti in corso: il nuovo conflitto arabo-israeliano e il conflitto ucraino.

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