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"Arma segreta russa contro gli 007 Usa". L'accusa dietro la Sindrome dell'Avana

Secondo un'inchiesta giornalistica di alto profilo, una specifica unità del Gru potrebbe essere responsabile della misteriosa sindrome comparsa nel 2016

"Arma segreta russa contro gli 007 Usa". L'accusa dietro la Sindrome dell'Avana

Mal di testa, spossatezza, acufeni, nausea, problemi di equilibrio: sono solo alcuni dei sintomi della misteriosa "sindrome dell'Avana" che alcuni diplomatici e funzionari americani e canadesi cominciano ad avvertire in quel di Cuba a partire dal 2016. Malesseri inspiegabili e insopportabili, tanto da essere ricondotti a qualche arma segreta e all'azione di intelligence straniera. Lo scenario cubano si presta benissimo a una spy story in stile Guerra Fredda, fino a quando i sintomi non iniziano a comparire altrove: Europa, Asia, Sud America. Perfino la delegazione di Kamala Harris viene investita dalla misteriosa sintomatologia in Vietnam. Esclusa ogni altro tipo di eziologia endemica, la storia fa il giro del mondo mettendo in allarme le intelligence di mezzo Pianeta.

Le indagini Usa negli ultimi otto anni

Negli ultimi otto anni le ricostruzioni sono state le più varie, da quelle suffragate dalla scienza sino alle ipotesi fantascientifiche (e aliene). Sul banco degli imputati tutti i nemici di Washington: Cina e Russia in primis. Mentre le vittime chiedono verità (i colpiti sono a tutti i livelli, dai semplici funzionari fino ai diplomatici) l'Fbi avanza l'ipotesi di una suggestione collettiva. Una sorta di allucinazione, alimentata dalla paura e dal sospetto che da un caso reale poi possa essere degenerata in qualcosa di non reale.

Per placare gli animi, i federali passano il dossier alla Cia che, dopo un anno di test e indagini, verga il proprio verdetto: non ci sarebbe la mano di 007 stranieri dietro la strana sindrome. I malesseri verranno spiegati attraverso cause più banali come l'inquinamento acustico, condizioni di salute pregresse legate all'apparato uditivo, oppure ancora all'uso frequente di aerei da parte delle persone coinvolte, colpite da traumi legati all'aria condizionata o alla pressurizzazione dei velivoli. Ma come tutte le indagini che non giungono a un colpevole, i sospetti restano e il caso resta perennemente aperto. Nel 2021, tuttavia, l'Havana Act ha stabilito la possibilità di risarcimenti per il personale e le famiglie coinvolte affette dalla singolare patologia durante l'incarico.

L'indagine di Insider e gli altri

Le verità, in casi come questi, non giungono mai. Anzi, cold case come questi vengono aperti e riaperti infinite volte nel corso della storia. A "riaprire" il caso ci ha pensato un'inchiesta giornalistica del gruppo Insider, media investigativo che si occupa in particolar modo di Russia e che ha sede a Riga in Lettonia. 60 minutes, il programma di giornalismo investigativo della rete CBS news e il il tedesco Der Spiegel hanno collaborato all'indagine: un'inchiesta giornalistica vecchio stampo e di altissimo profilo, per intenderci. La CBS ha annunciato la riapertura del caso sottolineando come i colpiti dalla sindrome figurino a più livelli: dalla Casa Bianca agli agenti della CIA e dell' FBI, ma anche le famiglie di alcuni ufficiali militari.

La prima evidenza emersa dalla riapertura del caso è che unità di intelligence militare russa comparivano sulla scena dei medesimi incidenti che hanno coinvolto il personale statunitense. Una di queste, denominata GRU 29155, ha ricevuto premi e promozioni per il suo contributo nello sviluppo di armi acustiche non letali. La squadra presa in considerazione dalle loro investigazioni si occuperebbe della pianificazione delle organizzazioni di operazioni clandestine all'estero, come omicidi politici e campagne di disinformazione. Sebbene la Russia abbia sempre negato qualsiasi coinvolgimento nella vicenda, le indagini sarebbero riuscite a retrodatare prima del 2016 il primo episodio in Germania, quando un impiegato del governo americano presso il Consolato di Francoforte rimase privo di sensi.

Lo studio comparato

Recentemente era stato pubblicato uno studio da parte del National Institute of Health Clinical Center che ha condotto due indagini in parallelo, tra pazienti sani e affetti dalla sindrome, per scoprire se i sintomi siano correlati con lesioni cerebrali o altri segnali. Si tratta di una ricerca che ha coinvolto quasi 90 persone fra dipendenti governativi e le loro famiglie che hanno riportato la specifica sintomatologia. Sono stati sottoposti a test di funzionalità uditiva, cognitiva, visiva e vestibolare. Altri test riguardanti la possibile presenza nel sangue di specifici biomarcatori sono stati condotti assieme a risonanze magnetiche per valutare volume e struttura cerebrale.

I ricercatori non hanno riscontrato differenze cliniche rilevanti fra pazienti sani e volontari collegati alla sindrome, sebbene i disagi comunicati fossero molto reali, causando notevoli problemi nella vita di chi ne è stato affetto. In alcuni casi sono stati molto prolungati e invalidanti ma soprattutto difficili da trattare. L'unico elemento di discordanza rispetto ai volontari sani è che i partecipanti affetti dalla sindrome hanno riferito più spesso sintomi di affaticamento cronico, depressione e stress post-traumatico.

Questo, tuttavia, non esclude che al momento del malessere si sia comunque verificato un evento avverso che ha avuto impatto sul cervello e che la lesione non ha prodotto i tradizionali cambiamenti a lungo termine che si osservano sul cervello dopo un trauma grave o un ischemia cerebrale.

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