
A tre giorni dall’ultima ondata di raid israeliani sulla Striscia, la guerra a Gaza entra in una fase sempre più tesa e segnata da divisioni all’interno dello stesso governo di Tel Aviv.
In un incontro riservato con i ministri di estrema destra, il capo di stato maggiore Eyal Zamir si sarebbe scontrato duramente con Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir sulla gestione dell’assedio di Gaza City. La riunione ha offerto uno spaccato delle tensioni fra leadership politica e vertici militari.
Secondo le fonti, Smotrich avrebbe accusato l’esercito di non seguire la linea dettata dal governo, sollecitando un’azione fulminea e senza concessioni: "Chi non evacua non deve essere lasciato andare. Senza acqua né elettricità, la popolazione si arrenderà o morirà di fame". Zamir avrebbe risposto con durezza, spiegando che una tale operazione richiede tempi più lunghi e risorse, ricordando inoltre che le Idf non sono impegnate solo su Gaza City, ma anche su Khan Younis e Rafah.
Nel dibattito sarebbero intervenuti anche il premier Benjamin Netanyahu e il suo consigliere Ron Dermer, i quali hanno confermato il sostegno del presidente statunitense, ma hanno avvertito che la finestra temporale per un’offensiva rapida è limitata. Trump, secondo indiscrezioni, avrebbe chiesto un’azione “decisiva” e “senza tentennamenti”, escludendo un conflitto prolungato.
Sul campo, la giornata è stata segnata da nuove vittime civili. È salito ad almeno 51 morti nella Striscia di Gaza il bilancio delle persone uccise oggi in attacchi israeliani. Lo riferisce Al-Jazeera citando fonti ospedaliere, che precisano che almeno 16 delle vittime sono state uccise mentre erano in cerca di aiuti. Secondo Al Jazeera, che cita fonti ospedaliere, almeno otto bambini sono stati uccisi oggi: due in seguito a un attacco di artiglieria israeliana a Jabalia, nella zona di al-Nazla, e altri sei in un bombardamento a Asdaa, nel sud della Striscia. L’agenzia di stampa Wafa riferisce inoltre di attacchi aerei israeliani sulla regione di Rafah, con almeno una decina di feriti tra i civili. L’Onu, in un bollettino diffuso questa mattina, ha ribadito la gravità della crisi umanitaria: oltre il 70% della popolazione di Gaza è oggi sfollata e circa mezzo milione di persone versa in condizioni di “insicurezza alimentare estrema”. Dopo aver aperto il valico di Kerem Shalom e aver consentito l'ingresso di aiuti umanitari a Gaza per quattro settimane consecutive, le autorità israeliane hanno chiuso da ieri questo passaggio tra Egitto e Striscia di Gaza. Lo riferisce all'Ansa una fonte ufficiale della Mezzaluna rossa egiziana.
Gli scontri fra pezzi da novanta a Tel Aviv, intanto, mettono in luce non solo la distanza tra la linea dura dei ministri ultranazionalisti e l’approccio più cauto dell’esercito, ma anche il rischio che le spaccature interne possano indebolire la posizione del governo Netanyahu. Una fragilità che arriva in un momento di crescente pressione internazionale per un cessate-il-fuoco e che potrebbe ridurre i margini di manovra di Israele nelle prossime settimane. Il Forum delle famiglie dei rapiti israeliani ha annunciato, intanto, che domani "scalderà i motori" in preparazione di una "Giornata di Lotta" indetta per martedì per chiedere il ritorno degli ostaggi e il cessate il fuoco.
"Il popolo di Israele non permetterà che si siluri un altro accordo! Domani, i cittadini israeliani scenderanno in piazza e agli incroci in tutto il Paese, in cortei da nord e da sud, con un appello congiunto per il ritorno di tutti i rapiti e la fine della guerra", ha affermato.