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"Mosca lavora a un'arma per colpire i satelliti Starlink": la rivelazione degli 007 Nato

Le informazioni non descrivono un’arma già operativa né test imminenti, ma un concetto in fase di ricerca e sviluppo

"Mosca lavora a un'arma per colpire i satelliti Starlink": la rivelazione degli 007 Nato
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Le intelligence di alcuni Paesi NATO osservano con crescente attenzione le attività spaziali della Russia. Secondo valutazioni condivise tra alleati occidentali, Mosca potrebbe essere impegnata nello sviluppo di una nuova capacità antisatellite potenzialmente in grado di colpire infrastrutture orbitali utilizzate dall’Occidente, in particolare la costellazione Starlink. Le informazioni non descrivono un’arma già operativa né test imminenti, ma un concetto in fase di ricerca e sviluppo. Al centro delle preoccupazioni vi sarebbe un sistema progettato per colpire satelliti in orbita terrestre bassa, proprio come quelli della rete Starlink.

Secondo quanto scoperto dall'Associated Press, a differenza dei tradizionali missili antisatellite a impatto diretto, il concetto analizzato dai servizi occidentali prevede un’arma cosiddetta “a zona”. Secondo queste valutazioni, il sistema potrebbe rilasciare nello spazio una nube di micro-particelle o pellet metallici ad alta densità, destinati a disperdersi lungo una specifica fascia orbitale. L’obiettivo non sarebbe la distruzione immediata di un singolo satellite, ma il danneggiamento progressivo di più piattaforme che attraversano la stessa regione orbitale.

Dal punto di vista fisico, anche frammenti di dimensioni millimetriche rappresentano una minaccia significativa in orbita. A velocità orbitali comprese tra i 7 e gli 8 chilometri al secondo, l’energia cinetica di un micro-detrito è sufficiente a perforare pannelli solari, antenne o rivestimenti esterni, compromettendo l’alimentazione elettrica e i sistemi di controllo dei satelliti. Dopo un simile attacco, proiettili e detriti ricadrebbero col tempo verso la Terra, danneggiando potenzialmente altri sistemi orbitanti durante il loro percorso. Le orbite di Starlink sono a circa 550 chilometri sopra il pianeta. La stazione spaziale cinese Tiangong e la Stazione Spaziale Internazionale operano su orbite più basse, quindi entrambe sarebbero a rischio.

Un ulteriore elemento critico riguarda la difficoltà di attribuzione. Una nube di particelle di piccole dimensioni sarebbe in gran parte invisibile ai sistemi di tracciamento spaziale, rendendo complesso stabilire l’origine dei danni nel caso di guasti diffusi e simultanei a più satelliti. Questo aspetto, secondo gli esperti, renderebbe il sistema potenzialmente destabilizzante anche dal punto di vista politico e deterrente.

Starlink ha assunto un ruolo strategico dall’inizio della guerra in Ucraina, garantendo comunicazioni resilienti in contesti di attacchi alle infrastrutture terrestri. Proprio questo utilizzo ha trasformato la costellazione in un obiettivo sensibile nella pianificazione militare, evidenziando la crescente dipendenza dei conflitti moderni da sistemi spaziali commerciali. Gli specialisti di sicurezza spaziale avvertono tuttavia che un’arma di questo tipo comporterebbe rischi difficilmente controllabili. La dispersione deliberata di detriti in orbita bassa minaccerebbe non solo i satelliti occidentali, ma anche piattaforme civili e militari di numerosi Paesi, aumentando il rischio di collisioni e di un degrado duraturo dell’ambiente spaziale.

Da parte russa non sono arrivate conferme ufficiali su queste specifiche accuse. In passato Mosca ha respinto affermazioni analoghe, sostenendo di non voler schierare armi nello spazio e accusando a sua volta gli Stati Uniti e i loro alleati di contribuire alla militarizzazione dell’orbita. Allo stesso tempo, la Russia ha già dimostrato di possedere capacità antisatellite tradizionali, alimentando la diffidenza degli osservatori occidentali.

I funzionari russi hanno ripetutamente avvertito che i satelliti commerciali al servizio dell'esercito ucraino potrebbero essere obiettivi legittimi. Questo mese, tra l'altro, la Russia ha dichiarato di aver messo in campo un nuovo sistema missilistico terrestre, l'S-500, in grado di colpire obiettivi in ​​orbita bassa.

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