
Lo definiscono "bellicoso", amante del pugno duro e poco moderato. Asim Munir è il Capo di Stato maggiore dell'esercito pakistano, l'uomo incaricato dal governo di Islamabad di reagire agli attacchi dell'India e rispondere colpo su colpo alle mosse di Delhi. Vale la pena accendere i riflettori su questo personaggio, perché pare che i processi decisionali e strategici del Pakistan, più che passare dal primo ministro Shehbaz Sharif, sarebbero controllati proprio da Munir. E il fatto che in un momento di grave crisi il Paese – dotato dell'arma nucleare – sia guidato da un generale non noto per il suo contenimento è una fonte di preoccupazioni in più che si aggiunge a un contesto già di per sé infiammabile.
La risposta militare del Pakistan nelle mani di Asim Munir
Sharif, come detto, ha autorizzato il suo capo dell'esercito a reagire. Tuttavia, un'ulteriore risposta rischia di far salire la tensione fino al punto di ebollizione tra due vicini dotati di armi nucleari. C'è dell'altro. Come ha fatto notare il Financial Times, a differenza delle passate crisi tra India e Pakistan, quando le grandi potenze mondiali si impegnavano a frenare le parti per scongiurare l'esplosione di un conflitto, adesso sembra che nessuno sia interessato a porre un freno ai due rivali. L'India vuole vendicare l'attentato nella regione contesa del Kashmir che ha causato la morte di 26 civili, gesto che Delhi ha attribuito a un gruppo di terroristi islamici legati a Islamabad (che invece smentisce ogni collegamento). Sul fronte opposto l'opinione pubblica pakistana considera il proprio Paese come una vittima e invoca a sua volta una rappresaglia contro gli attacchi indiani.
La risposta militare del Pakistan, la sua intensità e profondità dipenderanno da un uomo solo: Asim Munir. È infatti Munir che controlla il processo decisionale strategico di Islamabad molto più del governo civile. Uno dei motivi per cui Nuova Delhi ritiene che dietro l'attacco in Kashmir ci siano militanti con base in Pakistan è proprio un discorso pronunciato da Munir la settimana prima. Il generale si riferiva al Kashmir come alla "vena giugulare" del Pakistan e prometteva di non lasciare soli i kashmiri nella loro lotta per l'indipendenza dall'India. Ha anche alimentato ulteriori tensioni dichiarando che il Pakistan è nato nel 1947 perché indù e musulmani del subcontinente non riuscivano a convivere. Così facendo, Munir si è radicalmente allontanato dalla prospettiva del suo predecessore, Qamar Javed Bajwa, che nel 2021 aveva parlato di seppellire l'ascia di guerra con l'India, principalmente perché, a suo avviso, Islamabad non poteva permettersi di combattere una guerra.
L'identikit del generale di ferro
Ma chi è Munir? In passato ha guidato l'Inter-Services Intelligence (ISI), la principale agenzia di intelligence militare del Paese, sotto la guida di Bajwa. All'epoca non era solito contraddirre il suo capo ma ora che è al comando sembra intenzionato a riportare l'esercito al suo vecchio atteggiamento di lotta per il controllo del Kashmir e di trattamento dell'India come principale nemico.
Munir ha la reputazione di attenersi alle sue convinzioni religiose e ideologiche e di non gradire essere messo in discussione. Alcuni dei suoi colleghi più anziani lo ricordano addirittura uscire dalla stanza quando veniva contraddetto, anche durante conversazioni informali tra ufficiali. Adesso è chiamato a ricoprire il ruolo di uomo forte in un Paese che negli ultimi anni è stato lacerato da molteplici divisioni politiche. Diversi elettori pakistani sospettano anche che Munir abbia manipolato le elezioni del 2024 e abbia contribuito a cacciare dal potere l'ex primo ministro Imran Khan.
Il conflitto in corso con l'India potrebbe aver temporaneamente riabilitato la sua immagine, ma, dato il predominio della Difesa nelle istituzioni del Paese, lo spingerà anche a dimostrare la potenza militare, in un vero conflitto contro un vicino più grande, in un momento
in cui Islamabad è sottoposta a un'enorme pressione economica. Una guerra tra un generale di ferro come Munir e un ultranazionalista Narendra Modi rischia però di innescare un'escalation pericolosissima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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