Guerra in Ucraina

"La Wagner è finita. Ora Putin ​è più forte. Ecco perché"

Obiettivi, effetti politici e impatto sulla guerra in Ucraina del tentato golpe del capo della Wagner. Parla l’ex colonnello dell’intelligence russa Dmitri Trenin: "Prigozhin isolato, vedo rafforzata la posizione russa"

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Golpe tentato, avvertimento, protesta, “masterclass su come la Russia avrebbe dovuto agire il 24 febbraio del 2022”, messinscena costruita a tavolino o banale flop. Se l’obiettivo della marcia di Evgenij Prigozhin interrotta a 200 chilometri da Mosca è ancora fumoso, l’effetto pare evidente. Almeno al di qua della della “cortina di ferro”. L’avanzata incontrastata verso il Cremlino del capo dei mercenari della Brigata Wagner esibirebbe in mondo visione la fine della leadership di Vladimir Putin. Un’interpretazione liquidata come “wishful thinking” dall’ex direttore del Carnegie Moscow Center Dmitri Trenin. La rivolta fallita di Prigozhin - ci dice l’ex colonnello dell’intelligence - sarebbe più uno “stress test” che, rafforzando il Cremlino, decreterà la fine della Wagner in Russia.

Recentemente ha dichiarato che è "ridicolo" credere che ci sia una seria minaccia per il Cremlino. Dopo quello che è successo ha cambiato idea?
"Il Cremlino e il presidente Putin non erano gli obiettivi della rivolta di Prigozhin. Sia Prigozhin che gli uomini che ha criticato di più, il ministro della Difesa Shoigu e il capo di stato maggiore Gerasimov, erano personalmente fedeli al presidente Putin. La rivolta non è stata un tentativo di colpo di stato, ma piuttosto una mossa per cambiare l'equilibrio all'interno del sistema”.

Perché è proseguita per ore senza che nessuno la fermasse?
“La Russia è in guerra. I mercenari del Gruppo Wagner erano stati ampiamente riconosciuti come eroi che combattevano coraggiosamente nel Donbass. C’è stata reciproca riluttanza a sparare ai propri compagni d’armi. Penso che siano stati emessi ordini per evitare spargimenti di sangue. Tuttavia, sono state segnalate alcune vittime, che potrebbero essere state il tragico risultato di incomprensioni o di persone che hanno agito da sole”.

Poi, però, all’improvviso, Prigozhin si è fermato. Cosa gli ha concesso Putin?
“I dettagli dell'accordo non sono stati resi pubblici e qualsiasi speculazione è inutile. Quello che sappiamo è che Putin ha dato a Prigozhin il libero passaggio in Bielorussia, che può diventare il nuovo "quartier generale" della Wagner”.

Qual è il vero obiettivo della rivolta allora?
“Penso che Prigozhin, da persona ambiziosa, volesse interpretare il ruolo di "salvatore della Patria" dall'incompetenza e dalla corruzione. La sua rivolta, va detto, è il momento in cui in Russia ci si è avvicinato di più a una guerra civile dalla battaglia di Mosca del 1993, durante lo stallo tra il presidente Eltsin e il Soviet Supremo”.

Come stanno davvero le cose tra Putin e Prigozhin?
“Putin non ha mai nominato Prigozhin, ma ha definito i leader della rivolta "traditori". Questa è la categoria inferiore degli esseri umani nel “libro di Putin”. Il Gruppo Wagner in pratica è stato cacciato fuori dalla Russia. E non credo che in futuro altri eserciti privati come Wagner potranno esistere in Russia”.

Ma Prigozhin non è l’unica spina nel fianco dello zar. Chi altro trama per destabilizzare il Cremlino?
“Certamente ci sono gruppi stranieri. Kiev e i suoi servizi di sicurezza lo ammettono liberamente. Ci sono gruppi assortiti di emigrati che cercano un cambio di regime. Poi, ci sono aspiranti "de-colonizzatori" della Russia che fantasticano di ritagliare dozzine di nuovi stati dalla Federazione Russa”.

Per l’Occidente il tentato golpe ha mostrato al mondo “le crepe” della leadership di Putin...
“Per me, questo è un po' un “wishful thinking”, il sistema è stato appena sottoposto a un importante stress test. Quello che sappiamo è che la rivolta non ha attirato praticamente nessuno né nell'esercito né nella popolazione in generale. Prigozhin si è rivelato completamente isolato. L'applauso del popolo, poi, per me, suonava come un segno di sollievo. In realtà, l'applauso è arrivato mentre la Wagner stava lasciando Rostov, non quando ci stavano entrando”.

Intanto gli ucraini, però, hanno approfittato del caos per avanzare sul campo. Lo scontro Putin-Prigozhin sarà l’assist decisivo per Kiev?
“Gli ucraini non sono riusciti affatto a beneficiare di questi sviluppi. La loro controffensiva, alla sua quarta settimana, rimane impantanata. Guardando al futuro, vedo rafforzata la posizione russa in prima linea: per lo meno, non ci saranno più litigi interni con conseguenze potenzialmente terribili.

Al massimo, le carenze che Prigozhin ha rivelato saranno affrontate”.

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