Guido, il cane eroe che ha fermato i vandali

Il giorno dell’assalto alla caserma Reni è stato lui a dare l’allarme per primo

da Roma

Gli manca solo la parola. Ma se l’avesse, ben volentieri testimonierebbe in tribunale contro gli ultrà. Stiamo parlando di «Guido», pastore tedesco di due anni, rimasto senza il padrone algerino allorquando la polizia glielo ha arrestato in un’operazione antidroga. Il cane è stato così adottato dagli agenti della caserma della capitale da cui il quadrupede prende per l’appunto il nome: Guido, come «Guido Reni», storico ritrovo del Reparto volanti, quello preso d’assalto dagli ultrà di Lazio e Roma la domenica dell’uccisione del tifoso in autostrada. È stato Guido a costringere all’angolo tre teppisti-tifosi che avevano varcato la porta carraia della caserma per dare fuoco alle macchine del 113 parcheggiate in fila. Lui ha preso l’iniziativa «disobbedendo» a un ordine dei suoi nuovi padroni in divisa che, vedendolo agitato, gli avevano intimato di stare fermo. Lui meriterebbe un encomio, una promozione per meriti straordinari: gli hanno dato un osso e una razione doppia di coccole, ed è stato giusto così.
Quella domenica maledetta, Guido per una volta non ha obbedito. Quando ha visto accendersi i tafferugli nel piazzale è schizzato via, ha puntato quei tifosi che più di altri si erano inoltrati nella caserma, ne ha scelti un paio e ha dato loro la caccia. Prima uno, poi l’altro, e un altro ancora. «Saltava ringhiando da un aggressore all’altro - raccontano gli agenti -, è stata per tutti una sorpresa. Per noi che fronteggiavamo gli ultrà, e per gli ultrà stessi». Guido è dunque riuscito nell’impresa di paralizzare a terra, terrorizzati, due teppisti nei confronti dei quali aveva già affondato i denti nel didietro. Paralizzati dalla paura, i tifosi non hanno opposto resistenza quando i poliziotti li hanno raggiunti, ammanettati, piantonati in cella di sicurezza. Solo a quel punto Guido ha smesso di ringhiare, e come da copione è tornato mansueto, nella sua cuccia, con le orecchie abbassate. «Sembra una storia da libro cuore - conferma Guglielmo Frasca, segretario generale provinciale Consap -, ma Guido è diventato davvero un poliziotto a tutti gli effetti, è la mascotte del 113.

Da quando la magistratura ce lo ha dato in affidamento dopo l’arresto del suo padrone, un rapinatore nordafricano, vive in simbiosi con noi. All’inizio - conclude Frasca - il cane era ovviamente spaesato ma poi, giorno dopo giorno, si è integrato nel reparto ed è diventato un punto fermo. Per chiunque», ultrà inclusi.

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