Alessandra Miccinesi
E tutti vissero felici e (s)contenti. Si intitola Non raccontateci favole il divertente spettacolo che debutta oggi al Piccolo Jovinelli per la regia di Valeria Talenti. Coadiuvate in scena dal contrappunto musicale di Gloria Clemente - pianoforte e fisarmonica - Caterina Guzzanti e Paola Minaccioni daranno luogo a un bizzarro e spassoso reading di favole. Testi originali, beninteso, appartenenti alla nostra migliore tradizione e modernizzati per esigenze di cronaca. «Il principe della Bella Addormentata? Somiglia tremendamente a Lapo Elkann» sussurra Paola Minaccioni facendo spallucce. Fiabe belle e famose, farcite di morale e zeppe di aspre verità, che sotto sotto - mai fidarsi troppo del dorso iridescente di un tomo - nascondono interrogativi ineludibili: «perché il principe è proprio azzurro? perché si fa lincantesimo agli sconosciuti? si dice Salacadula o Salacabula?». Scritto dalle autrici a sei mani con Andrea Zalone, Non raccontateci favole è un reading fiabesco dal sapore dissacrante in cui se ne sentono di tutti i colori, un po come succedeva nel lungometraggio animato Shrek dove a essere sbeffeggiate erano le icone delle favole disneyane messe alla berlina da orchi e ciuchini. Da Cenerentola a La bella Addormentata, passando per La sirenetta, Biancaneve, Cappuccetto Rosso e molte altre. Novelle sempiterne, dispensate come pillole di pedagogia ai bambini prima del bacio della buonanotte, che hanno per protagonisti principi azzurri sciocchi, fate madrine logorroiche, regine acide come suocere e padri buoni ma qualunquisti.
Caterina Guzzanti e Paola Minaccioni sulla scena sintendono a meraviglia nello sviscerare il plot delle novelle più celebri, soffermandosi ora sugli aspetti più crudi ora su quelli più curiosi di certi luoghi comuni narrativi. «Ogni sera ci divertiremo a improvvisare con il pubblico, ma non sarà uno spettacolo interattivo. Io e Caterina - spiega la Minaccioni, caratterista irresistibile che confessa di avere un debole per La Carica dei 101 - rimarremo fedeli allimpianto dello show teatrale senza scivolare nellanimazione, reinventando alcuni personaggi che Walt Disney ha inciso nella memoria collettiva». Il principe della Sirenetta, per esempio, che nel libro di Andersen si rivolge alla bella Ariel chiamandola «la mia piccola trovatella» e la fa dormire fuori della porta «su un cuscino di velluto». «Trasformeremo questo principe in un milanese razzista che spera di ricavare dal rapporto con la sirena almeno il parcheggio per gli invalidi».
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