Politica

«Ha già assolto i terroristi islamici» La Forleo estromessa dal processo

La procura ottiene la ricusazione del gip sul caso Bentiwaa. E il giudice polemizza con il pm Spataro

da Milano

In attesa che il Csm si pronunci su di lei per il caso Unipol-D’Alema, il giudice Clementina Forleo si ritrova al centro di un altro caso spinoso. E stavolta è un caso tutto interno alla magistratura, con la Forleo che si ritrova in rotta di collisione con uno dei suoi colleghi più in vista, il procuratore aggiunto Armando Spataro, capo del pool Antiterrorismo. Spataro ieri ha ottenuto che alla Forleo venga tolto un processo delicato: quello a carico di Farida Bentiwaa, algerina accusata di essere una fiancheggiatrice delle cellule islamiche attive a Milano. Secondo il procuratore aggiunto la Forleo non può giudicare Farida perché già una volta si è mostrata troppo tenera, assolvendo un folto gruppo di militanti della jihad. Il ragionamento di Spataro è semplice: poiché Bentiwaa è accusata di complicità con gli stessi imputati che proprio la Forleo ha assolto, è chiaro che anche lei verrà assolta. Da qui la ricusazione, accolta ieri dalla Corte d’appello.
La vicenda fin qui potrebbe rientrare nella normale dialettica processuale, anche se la ricusazione di un giudice da parte della Procura è un evento raro. Ma è il clima in cui si è svolto l’episodio a rendere possibile che anch’esso vada in qualche modo a pesare su quella accusa di «incompatibilità ambientale» che già pende sulla testa della Forleo, e che potrebbe portare il Csm ad allontanarla dal tribunale di Milano.
Ecco la sequenza degli avvenimenti. Ieri la Corte d’appello deposita l’ordinanza sulla ricusazione della Forleo. «Se la accolgono - aveva detto nei giorni scorsi la dottoressa - mi fanno solo un piacere». E va a finire proprio così: il processo viene tolto alla Forleo perché, assolvendo i capi del gruppo jihadista sotto accusa, «ha già espresso incidentalmente una valutazione di merito anche sulla responsabilità penale della Bentiwaa», e quindi potrebbe essere tentata, per non smentire se stessa, di assolvere anche quest’ultima.
All’annuncio della decisione, la Forleo abbozza: «Io stessa a suo tempo avevo chiesto al mio capo se eravamo davanti ad un caso di incompatibilità, e lui mi aveva detto di andare avanti». Ma è proprio qui che arriva la reazione dura di Spataro: «Trovo strano che la collega possa oggi affermare di avere personalmente sollevato la questione della sua eventuale incompatibilità. In realtà ha ripetutamente rifiutato di astenersi, nonostante gli inviti ripetuti e formali della procura, e ha investito il dirigente dell’ufficio, dopo la nostra istanza, solo per l’aspetto delle regole organizzative. Ha così determinato una inutile perdita di tempo e mi ha indotto all’unica istanza di ricusazione che abbia mai presentato in 32 anni». Secca la controreplica della Forleo: «Se Spataro non conosce la differenza tra astensione e incompatibilità è un problema suo».

E ieri il gip ha querelato per diffamazione Letizia Vacca, vicepresidente della prima commissione del Csm che si sta occupando del suo procedimento, per critiche «sprezzanti e offensive» mosse il 3 dicembre nei suoi confronti.

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