Un hacker e un iracheno, doppio allarme a Torino

Un hacker e un iracheno, doppio allarme a Torino

da Torino

Complimenti agli organizzatori e alle forze dell’ordine, i Giochi di Torino 2006 sono partiti bene, senza intoppi veri e il capoluogo piemontese sta vivendo in serenità il suo grande momento. Come però ha detto più volte il ministro Pisanu, la guardia non va abbassata. Anche perché si segnalano due episodi che avrebbero potuto avere conseguenze gravi.
Il primo è accaduto proprio a Torino, dove la polizia postale ha sventato un attacco alla rete informatica dei Giochi. L’aspirante hacker, un dipendente di una società esterna, è stato bloccato in tempo e denunciato a piede libero. Aveva scelto la giornata di venerdì, pensando di agire più o meno quando la fiamma olimpica stava concludendo il proprio viaggio. Nelle sue intenzioni sarebbero stati snaturati alcuni file e buttato giù un intero sito. L’hacker aveva modificato le proprie chiavi d’accesso al sistema per poter intervenire in maniera dirompente. Il sistema telematico dei Giochi, però, è stato preparato accuratamente, con l’intervento di duecento tecnici che hanno previsto ogni possibilità: da qui la scoperta della tentata intrusione, sui lontani scopi della quale sta indagando la magistratura torinese.
Più allarmante il secondo episodio, segnalato dal Brennero. Nei giorni scorsi, al posto di confine i finanzieri hanno fermato l’iracheno W.J., 38 anni, residente in Olanda, che alla guida di un mezzo olandese stava cercando di introdurre in Italia, dall’Austria, quattro ragazze cinesi sprovviste di permesso di soggiorno. Nei bagagli dell’iraniano - e da qui è nato l’allarme - sono stati trovati alcuni ritagli di giornale riguardanti l’Olimpiade di Torino. L’iracheno ha tentato di corrompere i finanzieri, ottenendo come risultato un controllo ancor più accurato. Dal quale si è accertato che l’uomo aveva due passaporti, sul primo del quale come luogo di nascita è indicato Bagdad, sul secondo un’altra città irachena, Kirkuk.


L’iracheno, molto scaltro e forse istruito sul come rispondere agli interrogatori della polizia, aveva in tasca 4.000 euro e la ricevuta fiscale di un pernottamento a Torino e si è rifiutato di sottoporsi al rilevamento delle impronte digitali.

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