nostro inviato
a San Paolo
Non è un gran vivere, vivere in McLaren. Non lo è per Fernando Alonso, ormai assurto al rango di vero «emarginato» in questa Formula 1 patinata e pasticciona, e non lo è, incredibilmente, per prodigio Lewis Hamilton. Il leader del mondiale ha infatti appena terminato le libere del mattino brasilero, ha giusto finito di regalare ai tifosi una frase leggera leggera come «sono nato per diventare campione del mondo», quando è costretto a ricacciarsela in gola. La federazione, i giudici, i soliti giudici che tutto condizionano in questo tormentato mondiale, hanno riscontrato che il team McLaren gli ha montato due set di gomme da bagnato, quando la norma prevede che se ne possa testare uno soltanto.
«Ha infranto (Lewis assieme a Button e Sato) larticolo 25 punto 3», spiegano le toghe motoristiche. Apriti cielo. Tanto basta a eccitare gli animi di rosso vestiti, in quanto si sente aria di sanzione, di punizione, di un paio di secondi sul tempo del sabato da affibbiare in griglia, di una retrocessione di tot posizioni, ma sì, magari dieci che non fanno mai male e sono numero tondo e pieno.
Alla fine non sarà così, alla fine il verdetto del tardo pomeriggio dirà due cose. La prima: 15mila euro di multa e un set in meno di gomme (da bagnato, ma domani è previsto sole per cui sa di farsa). La seconda: Lewis di nuovo impunito.
È in questo clima che alle 14 si riaccendono i motori per la seconda sessione (alla fine Hamilton sarà il più veloce davanti ad Alonso, Massa e Raikkonen). Fernando pensa a correre e non al compagno sotto inchiesta, in Ferrari è un viavai dallufficio di monsieur Jean Todt. Flavio Briatore fa invece un paio di vasche avanti e indietro per il lungo e uggioso vialetto del paddock. Sornione, sorride, si ferma e dice: «Errore, non furbata, solo un banale sbaglio. Che punizione si prenderanno? Mille dollari di multa, mica si può pensare di vincere a tavolino...», prova a leggere il futuro e quasi ci riesce. E avanti così, fino allannuncio della convocazione di Hamilton davanti alla corte motoristica come se centrasse lui e non il team . Quindi, i lentissimi magistrati dellauto si riuniscono per la sentenza. Risultato? Alle 21 e 30 ora italiana neanche uno straccio di verdetto (arriverà mezzora dopo), sussurrato dagli uomini Mercedes perché, quanto a comunicati ufficiali dei giudici e della federazione, neppure lombra, quasi ci fosse un pudore a comunicare lennesima grazia ricevuta dal prodigio che corre.
Fatto sta, mentre Lewis è ancora sotto torchio (come in Cina per le manovre in regime di safety car, per la cronaca: fu assolto; e sempre per la cronaca, qui, ad un tratto andava talmente lento che quasi Raikkonen lo tamponava), il suo boss, Ron Dennis darà fiato allaccorata difesa a distanza: «Lewis ci aveva chiesto nuove gomme e noi gli abbiamo montato quel tipo di pneumatico. Per cui dico che, al cento per cento, si è trattato di un nostro stupido errore: ma è successo solo nel giro dinstallazione, non abbiamo tratto vantaggio. E poi stiamo lavorando duramente, ce la mettiamo tutta, si può sbagliare.
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