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Hammamet non fa festa: "Giù le mani dai nostri bar"

Hammamet non fa festa: "Giù le mani dai nostri bar"

Hammamet - L’allerta è partito dai giovani, ventenni abituati alle libertà di comprare o servire vino, birra come la Celtia tunisina: se vince Ennahda, il partito islamico farà cambiare le cose. Non imporrà un divieto vero e proprio, ma la via per uscirne gradualmente. Come se la vita notturna fosse una malattia. Come se festeggiare una laurea in un bar di Hammamet fosse disdicevole, ritrovarsi in gruppo sulla spiaggia, brindare, cercare bellezze che ricordino Grace Kelly, che a Hammamet era cliente abituale. Pochi ci hanno creduto. Neppure quando alcune ragazze sono state insultate sulla spiaggia del litorale tunisino. Fino a quando non è stato scoperto un video che spiega la strategia di Ennahda: «Nei bar la gente beve perché non c’è altro da fare», dice la voce fuori campo. Immagini a cartone animato immortalano persone appoggiate sui tavoli di un locale. Poi scorrono altre fotografie: campi da tennis, da calcio, corsi di taglio e cucito. Il narratore di quella che secondo i canoni di Ennahda dovrebbe essere la futura società tunisina offre la soluzione. Trasformare locali e bar in centri culturali dove ognuno può fare qualcosa di diverso dal bere. «E vedrete che la gente si dimenticherà dell’alcol nel giro di poco tempo».
Basta un periodo di transizione. Nell’ultima settimana qualcuno ha cominciato a commentare questo video chiedendosi che fine faranno città come Hammamet o altre mete turistiche, se non si prenderanno le giuste contromisure a Ennahda. Nella stessa Tunisi già oggi ci sono molti droghieri che vendono alcolici al mercato nero. Lo fanno per assecondare la voglia di stappare una bottiglia di vino bianco, se magari queste elezioni fossero andate bene per i laici. O per cercare di superare la batosta. A Hammamet Sud, invece, i bar non chiudono mai. Specie la sera, c’è sempre qualcosa di aperto: provate a chiedere cosa pensano di Ennahda in Avenue Moncef Bay. Il partito islamico ha perfino provato a fare campagna elettorale nella città. Meeting da “le Bérber”, spiegando che Avenue Moncef Bey proprio tanto bene, così come è oggi, non va. I suoi locali notturni dovrebbero essere «integrati» da qualcosa di più culturale, tipo una sala biblioteca munita di Corano.
Rachid Ghannouchi assicura di non voler fare una rivoluzione così tranciante in Tunisia. Di non imporre l’islam, ma di inserire nella nuova Costituzione elementi che aiutino a vivere meglio. Se nei meeting di Ennahda in questi giorni si pronunciava la parola alcol, più di un giovane storceva il naso. Ma se a Hammamet dite di aver votato per Ghannouchi, state certi che il conto lo pagherete salato. «Se a Tunisi si fa politica, qui si vive», dice il gestore di un bar, un locale in stile inglese che racconta più di una cartolina. La fortuna qui la tentano nei tre casinò, i turisti ma anche gli stessi tunisini.

Comunque sia andata questa elezione, qui sono certi che nessuno toccherà Hammamet, i suoi locali, la vita notturna fumosa e alcolica. E allora si spiega perché, per fare entrambe le cose, serve un percorso graduale. Che parte da un video.

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