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«Harem felice? Alle donne solo botte e umiliazioni»

Souad Sbai, presidentessa delle marocchine in Italia: «Qui è peggio che nel Maghreb, servono leggi più severe»

«Harem felice? Alle donne solo botte e umiliazioni»

«È ora si smetterla con il mito che alle donne musulmane la poligamia piaccia». Non nasconde la propria indignazione, Souad Sbai, presidente dell'associazione delle donne marocchine in Italia, commentando con il Giornale la notizia dei due nuovi casi scoperti a Treviso. Pochi giorni fa Mohammed Bahà el-Din Ghrewati il fondatore dell’Ucoii (l'Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia) ha rivendicato il diritto ad avere quattro mogli. E come lui altri fondamentalisti. Sono convinti che così si proteggano e si tutelino le musulmane.
Chi ha ragione, signora Sbai?
«Io ho incontrato tante donne sposate con un poligamo. Qualcuna subisce la situazione, nessuna la accetta, anche perché il matrimonio spesso è contratto con l’inganno. La prima non sa della seconda e viceversa. E quando vengono messe di fronte al fatto compiuto, finisce quasi sempre male».
Eppure qualche unione poligama regge...
«Sì, ma solo per rassegnazione o nel timore di finire per strada senza un euro o per proteggere i propri figli. Ma si tratta di casi isolati, la maggior parte si ribella e scappa».
Lei raccoglie molte testimonianze tragiche...
«Sono situazioni aberranti; senti tuo marito che in un monolocale di 40 metri sta a letto con l’altra, e sei separata da loro solo da una tenda. Ti senti umiliata, offesa. Dentro di te monta l’odio. Ogni tanto le due mogli si alleano, ma è raro. Il più delle volte finisce a botte; con lui che picchia la moglie ribelle. E guardi che in Italia è peggio che nel Maghreb».
Vuol dire che qui la donna è meno protetta?
«Sì, paradossalmente; perché nei Paesi arabi il diritto prevede che il marito possa sposare la seconda moglie solo dopo aver ottenuto il consenso della prima, che non lo concede praticamente mai. Questo spiega perché la poligamia sia poco diffusa ed è la prova che non è apprezzata dalle donne. Ma qui è più facile per le lacune della vostra legge e per la lontananza dalle famiglie d’origine che hanno sempre una funzione protettiva. Quando le secondi mogli arrivano in Italia si trovano sole, spesso non conoscono i propri diritti. Sono alla mercé di uomini che sognano di avere un harem».
E i figli come reagiscono?
«Anche per loro è un trauma. Si creano due clan che si odiano reciprocamente. I figli dell’una contro i figli dell’altra. Molte ragazze rimangono segnate per sempre».
Per la violenza fisica?
«Anche, ma soprattutto per quella psicologica. Abbiamo casi di schizofrenia. In genere provano un rancore implacabile nei confronti del padre; vivono il secondo matrimonio come un tradimento. E imparano a non aver fiducia negli uomini; molte rifiutano di sposarsi per timore di fare la stessa fine».
E i figli maschi?
«Benché molto attaccati alle madri sono passivi. Spesso picchiano le sorelle come il loro padre fa con sua moglie».
Come si risolve la questione della poligamia?
«Approvando leggi che la puniscono con severità. In realtà sono stupita dall’indifferenza dell’opinione pubblica e dalla passività di questo governo. Perché nessuno si ribella? Non è una battaglia di centro, di destra o di sinistra, ma di civiltà, in difesa dei valori, dei diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione italiana. Se non si interviene adesso si corre il rischio, con la diffusione dei matrimoni misti, che anche le italiane si ritrovino un giorno con un marito poligamo».
marcello.

foa@ilgiornale.it

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