Herta Müller? Secondo le spie della Securitate è una mitomane

Quando, l’ottobre scorso, fu assegnato il premio Nobel per la Letteratura a Herta Müller, scrittrice di lingua tedesca nata a Nitchidorf, nel distretto di Timis, in Romania, ben pochi fuori dal suo Paese d’origine e dalla Germania - dove vive da più di vent’anni - sapevano chi fosse, che cosa avesse scritto, perché l’Accademia di Stoccolma l’avesse scelta. La risposta, in parte, la diede la motivazione del premio: «Con la concentrazione della poesia e la franchezza della prosa ha rappresentato il mondo dei diseredati». I suoi libri raccontano infatti le condizioni di vita in Romania durante la dittatura di Nicolae Ceausescu.
Herta Müller fin che visse nel suo Paese contestò il regime e lo avversò. Per questo fu spiata e per questo decise di fuggire in Germania, nell’87. Ma i conti con il passato non li ha ancora chiusi del tutto. Un ex agente della polizia segreta della Romania di Ceausescu, la famigerata Securitate, l’ha attaccata ferocemente, ieri, in un’intervista al quotidiano Adevarul di Bucarest affermando che la scrittrice soffre da molto tempo di una malattia mentale, che le impedirebbe di avere un’esatta percezione del mondo circostante: «Herta Müller è una psicopatica senza contatti con la realtà esterna».
L’ex ufficiale della Securitate, noto all’epoca come «maggiore Tinu», spiò a lungo Herta Müller quando essa viveva ancora a Timisoara: «Non è stata interrogata come lei ha affermato», ha smentito l’ex spia a proposito dei ripetuti interrogatori ai quali la scrittrice ha sempre affermato di esser stata sottoposta durante il regime comunista. La stessa Müller tempo fa aveva dichiarato che, quando finalmente riuscì a ottenere dalla Securitate il dossier di 914 pagine che la riguardava, scoprì che veniva definita «un pericoloso nemico dello Stato da combattere». Il suo nome in codice era «Cristina» e le venivano addebitate «distorsioni tendenziose della realtà del Paese». Nel suo attacco alla scrittrice, Radu Tinu - che dopo la caduta di Ceausescu fu accusato di essere tra i responsabili delle repressioni dell’opposizione e ha trascorso 700 giorni in carcere prima di essere prosciolto - ha anche cercato di smentire l’affermazione di Herta Müller secondo cui lei sarebbe stata licenziata dal lavoro di insegnante a causa del rifiuto di collaborare. Per l’ex spia la scrittrice fu licenziata solo «perché fumava in classe».
Da parte sua, la Müller per ora ha declinato l’invito della stampa tedesca a replicare agli attacchi, ma in un recente saggio pubblicato a puntate sul quotidiano Die Zeit ha affermato che in Romania continuano a operare le stesse spie della Securitate.

Lo scorso anno inviò una lettera critica a Horia-Roman Patapievici, presidente dell’Istituto di Cultura romena, il quale aveva espresso il suo sostegno a una scuola romeno-tedesca nella quale lavoravano due ex-informatori della polizia segreta di Ceausescu.

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