«Ho chiesto a Lewis come si vince l’oro»

Ieri ha voluto vedere lo stadio Ullevi di Goteborg, e saggiarne la pista. Gli piace, ed è un buon inizio. «È veloce e leggera», spiega Andrew Howe. Lì sopra, nel salto in lungo, proverà a regalarsi una medaglia, magari il metallo più pregiato. Dovrà guardarsi da una nutrita pattuglia di rivali: il greco Tsàtoumas, il francese Sdiri e il russo Sapinskiy su tutti. «Sono forti, e credo siano pronti per l’appuntamento. Poi ci sono gli altri, che non vanno dimenticati, perché ogni gara fa storia a sé, può succedere di tutto». Per sbaragliare la concorrenza ha studiato niente meno che Carl Lewis. Una settimana a stretto contatto, l’anno scorso a Los Angeles. «Gli ho chiesto qualche consiglio, ma il più l’ho imparato guardando le sue gare in cassetta. Ora punto molto sulla rincorsa». Il risultato? Si direbbe ottimo, visti i progressi di Andrew, arrivato a saltare 8,41 al Golden Gala di Roma.
Mentre la spedizione azzurra scalda i motori, la Iaaf promette un giro di vite sul fronte doping.

«Vogliamo proporre di innalzare da 2 a 4 anni la squalifica per chi viene trovato positivo a epo e steroidi. Non possiamo accettare che ci siano dubbi sulle prestazioni e sui record», parole del presidente della federazione internazionale Lamine Diack. Non è ancora legge, forse non lo sarà mai. I furbi però sono avvisati.

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