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«Ho fatto lo psicologo per guarire gli inglesi»

LondraFormidabile Capello, più psicologo che allenatore, capace di resuscitare una nazionale moribonda conducendola con due turni di anticipo alla qualificazione mondiale. E ora in Inghilterra, alla faccia del patriottismo pallonaro, sono tutti ai piedi del tecnico italiano. Pragmatico, severo, brusco. Law and order. La formula magica per una squadra «rivitalizzata, reinventata, trasformata», che meno di due anni fa aveva mancato la qualificazione a Euro 2008. Contro la Croazia, seppellita da nove reti in due partite, è stata più di una rivincita. Dopo la performance di Wembley la nazionale dei Tre Leoni, che per i bookmakers ora è favorita 6/1 per la vittoria mondiale (due giorni fa la quota era 8/1), fa paura e nutre legittime ambizioni. «Nessuna fermata per gli invincibili di Fabio Capello», il titolo del Times all'indomani dell'ottava vittoria consecutiva in altrettante gare ufficiali.
Merito di Capello che «in meno di due anni ha saputo trasformare un gruppo di giocatori disillusi, per loro stessa ammissione timorosi di giocare a Wembley, in una squadra con abilità individuali e forza collettiva crescente». Per trasmettere nuova fiducia Capello ha lavorato di cesello sulle menti dei suoi giocatori. «Fin da quando ho accettato la proposta della federcalcio inglese ho sempre pensato che questa squadra fosse composta da grandi calciatori - la sua versione -. Ma non mi spiegavo come mai avessero un rendimento così inferiore in nazionale rispetto alle prestazioni nei rispettivi club. Ho parlato molto con loro, sono stato il loro psicologo e ora vedo che l'autoconsapevolezza del gruppo è cresciuta». Tanto da indurre a repentine virate anche chi non gli aveva risparmiato critiche in passato per il gioco poco spumeggiante. È il caso di Harry Redknapp, manager del Tottenham, oggi convinto che gli inglesi abbiano tutto per puntare al titolo. «Non c'è ragione per credere che questo gruppo non possa andare fino in fondo», l'opinione del manager degli Spurs.
Capello non si sbilancia, minimizza la qualificazione come «solo il primo passo di un lungo cammino che ci attende», festeggiato «con una cena tra amici». Ma sa che questa squadra anomala - la più prolifica in Europa con 31 reti, ma una sola realizzata dal suo centravanti titolare, Emilie Heskey - può andare lontano. «Adesso sappiamo che possiamo giocarcela con tutti e che nessuno ci è superiore». L'ultimo pensiero è per gli italiani da esportazione. Anche Lippi è ad un passo dal Sud Africa, e Trapattoni resta comunque in corsa per gli spareggi. E in Premier League Ancelotti comanda con il suo Chelsea. Il made in Italy è tornato di moda. «Non siamo i primi a fare bene all'estero. Per restare in Inghilterra, Ranieri e Vialli hanno ottenuto buoni risultati. La scuola italiana ha determinate peculiarità, sa adattarsi bene alle esigenze».

Soprattutto sa vincere.

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