«Ho governato bene, lo farò per altri 5 anni»

Sabrina Cottone

da Milano

L’unica concessione al rosso sono le stelle di Natale che decorano i cento tavoli della cena di finanziamento della campagna elettorale. «Se siete qui è perché siete anticomunisti, i soldi raccolti in questa occasione non servono per sostenere i politici ma per la comunicazione agli italiani» è il saluto con cui Silvio Berlusconi accoglie i mille imprenditori, politici e simpatizzanti di Forza Italia che riempiono il salone della Fiera. L’invito rivolto agli azzurri suona quasi paradossale: «Comprate almeno una volta al mese l'Unità per vedere le bugie che scrive...». Ma il motivo è subito chiaro: la campagna elettorale si svolgerà su due fronti e cioè da un lato sarà dedicata a spiegare ciò che di buono è stato fatto dal governo, dall’altro l’impegno sarà diretto a sottolineare il male che è arrivato e potrebbe ancora arrivare dalla sinistra.
«Porteremo in campagna elettorale quel che di negativo potrebbero fare: metterebbero la patrimoniale anche sulla prima casa e sulle rendite, mentre noi abbiamo tolto la tassa di successione. La libertà anche economica - ha spiegato - è a rischio e senza la libertà - ha aggiunto - non si esce dalla crisi e con la sinistra aumenterebbe lo spreco di denaro di tutti». E poi, o forse prima, c’è l’evento euro che ha sconvolto la vita a molti italiani. La colpa, assicura Berlusconi ai suoi, è di Prodi: «Se questi signori avessero avuto la metà della nostra credibilità internazionale, non avrebbero svenduto la lira nel cambio dell’euro». E invece molte famiglie sono in difficoltà ad arrivare alla fine del mese «ma non è colpa di questo governo, non possiamo controllare i prezzi». La responsabilità, appunto, è di chi è stato incapace di gestire un momento di transizione così complesso.
Dopo il nero della sinistra, il bianco degli azzurri. E la parte positiva comincia con le quindici ore di lavoro al giorno della coppia Letta-Berlusconi, che entro la fine della legislatura riusciranno a portare a termine il cento per cento del programma: «Quel che dobbiamo fare adesso è completare l’attività e il programma di governo contro i professionisti dell’odio e la cultura della menzogna». Conclusione: «Ho governato bene per questi cinque anni e sono certo che governerò il Paese ancora io per i prossimi cinque». E come esempio dei risultati ottenuti porta il mercato del lavoro: «L’Inps è andato in attivo per la prima volta dopo tanti anni. Oggi in Italia lavora un numero record di italiani. L’obiettivo è lavorare tutti e di più. Abbiamo fatto la riforma per la flessibilità che non vuole dire precarietà». Tra le luci azzurre del salone il presidente del Consiglio spiega di essere «a lutto» per il derby perduto dal Milan e dispiaciuto per la sconfitta elettorale di Messina. Ma è convinto che ad aprile le cose andranno diversamente: «I nostri elettori non sono militarizzati ma quando arriveranno le politiche faranno scelte diverse per il bene del Paese». Un segnale forte e chiaro che è Forza Italia con la Casa delle libertà a fare la differenza e che questa differenza si sentirà alle elezioni.
«Non sono un anticomunista viscerale così come non sono un antinterista viscerale. Sono un anticomunista razionale e un milanista razionale» dice prima di passare a spiegare, punto per punto, tutte le ragioni che lo spingono a credere che il pericolo non sia passato.
«È un’opposizione che le pensa tutte. Hanno in mano magistrati, sindacati, gran parte dell’università, della scuola, della cultura, il 90 per cento dei giornalisti Rai». Secondo il premier, se la sinistra prenderà il governo non ci sarà «alternanza o democrazia». Insomma, ricorda, è l’egemonia teorizzata da Gramsci e che ancora, almeno parzialmente, esiste. «Ci dicono che il comunismo non c’è più ma in due partiti della sinistra c’è ancora il simbolo del terrore. I Ds sono fatti della stessa classe dirigente che era del Pci, usano gli stessi uomini, gli stessi fondamenti e lo stessa sistema di lotta politica: la menzogna e la denigrazione dell’avversario». E la bugia peggiore di tutte è la situazione tragica in cui si troverebbe l’Italia, rassicura tra gli applausi il premier.

Se non bastassero le statistiche sulla fiducia dei commercianti, ecco la sua esperienza personale: «Sono stato in giro in centro a Roma e a Milano per i regali di Natale e i negozi sono pieni». Non solo: «In via Condotti e in corso Vittorio Emanuele ho sentito lo stesso entusiasmo del 1994». Inutile dire che Berlusconi è convinto: la Casa delle libertà vincerà ancora.

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