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«Ho perso col Real, vinco con l’Inter»

Samuel si presenta: «Voglio tutto. Sono tornato per questo». Facchetti su Figo: «L’offerta c’è, si decida»

nostro inviato ad Appiano Gentile
Il «muro» ha un muro davanti. Una parete umana, di fotografi. Walter Samuel li guarda, non sa bene dove, però: allora si guarda attorno. Un poco smarrito. Faccia seria, occhi chiari. Di fianco c’è Giacinto Facchetti, il presidente: coccola il nuovo acquisto dell’Inter. Stringono la maglia nerazzurra. Poi Walter la gira, ha il numero 25. È la prima notizia.
La seconda: «Io non sono l’acquisto più importante dell’Inter. Sono uno come gli altri, che vuole collaborare a vincere». Telegrafico Samuel, timido Walter, con quell’italiano impastato di spagnolo. Non è uno che parla a raffica: «Di parole se ne dicono tante, poi nessuno le ricorda più. So che siamo al livello di Milan e Juve, ma è meglio dimostrarlo». Tosto, come in campo: «Ho scelto io questo club. Perché mi ha cercato con insistenza, e per me è un messaggio di stima che va ascoltato». A Madrid parlavano la stessa lingua ma nessuno lo ascoltava, forse: «No. Mi dispiace aver lasciato Madrid, stavo bene ma è stato un anno difficile per il Real. Succede anche nei migliori club: e i momenti difficili servono a crescere».
Madrid-Milano, sola andata. Come quando salì su un aereo che faceva Roma-Madrid. Anche allora sembrava sola andata: «Non pensavo di tornare in Italia, almeno così presto. È successo, non mi lamento. L’Inter è il club giusto per ottenere le vittorie mancate in Spagna. Il posto giusto per le rivincite». Qui di rivincite ne aspettano tante: «La squadra è forte, io non mi alleno da tre giorni ma sto bene, il naso non mi dà più fastidio dopo l’operazione, e non ho problemi di ambientamento perché qui ho molti compagni argentini. Anche la mia famiglia è contenta della scelta». Gli argentini, già. Loro avranno avuto una parte in questo affare. Uno s’immagina le chiacchierate tra compagni di nazionale: vieni all’Inter, stracciamo tutti. Vamos Walter, todos all’Inter. O no? «Durante la Confederations cup i miei amici mi hanno parlato bene della società, dell’allenatore, della squadra. Ma ripeto, io ho scelto da solo. Non avevo bisogno di essere convinto da qualcuno. Mi ha convinto l’energia con cui i dirigenti hanno curato il trasferimento».
Alla Confederations c’era pure Adriano. Prima contro, ora con: «Grande attaccante, meglio averlo come compagno che come avversario». Mica sbagliato. Di avversari ce ne sono già troppi: «Sì, c’è la Juve, il Milan, la Roma. Ma io non mi preoccupo, penso solo all’Inter». E a Mancini non ci pensa? «Con la Lazio faceva spettacolo, la gente lo ama per il suo gioco offensivo. È lui che decide chi gioca e come. A me tocca solo provare a vincere tutto. Scudetto, Champions... e mondiale».
Non c’è due senza tre, lo provocano: Solari, Samuel, ora... «Figo? Non lo sento da un po’». Sarà un difensore, ma nel dribbling non è male. E scappa via: lo aspetta il primo allenamento. Allora stuzzicano Facchetti: «Noi abbiamo fatto la nostra parte – dice il presidente –. Ora tocca ad altri fare la loro». Insomma: l’offerta per Figo è stata adeguata, ora è il giocatore a dover decidere. Ma presto, domani si chiudono le liste Uefa per i preliminari di Champions. Altrimenti ciao Luis. Che non è il solo attaccante nel mirino dell’Inter. Ancora Facchetti: «Milito e Miccoli? Sono due ottimi giocatori, stiamo seguendo entrambi».

Intanto è ufficiale: l’andata del terzo turno preliminare di Champions (Shakhtar-Inter) si giocherà a Donetsk (Ucraina) il 10 agosto alle ore 21 (le 20 in Italia).

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