Ciro, lei per 34 anni ha fatto il pompiere a Milano. Perché?
«Perché è uno dei più bei lavori del mondo. Per me era una grande famiglia. Si passano le notti, le feste, il Natale e il Capodanno con i colleghi. Li vedevo più di mia moglie».
Ma è un mestiere pericoloso.
«Il pericolo si vede solo a cose fatte. Nel momento del bisogno ci si butta, bisogna essere un po' incoscienti e bisogna avere uno spirito avventuriero».
Ha mai rischiato la vita?
«Sì, diverse volte».
Come quando?
«In una ditta di carburanti. Le cisterne scoppiavano e i tappi che volavano potevano tagliarti la testa. Per ripararci ci nascondevamo dietro altre cisterne. Un paradosso».
Le gratificazioni?
«Tornare a casa soddisfatto per aver salvato un bambino».
Lo stipendio?
«Appena entrato si prende in media 1300 euro ma il mio ultimo stipendio è stato di 1600 come caporeparto».
L'episodio che l'ha commossa di più.
«La bomba di via Palestro, nel '93. Sono arrivato sul posto dopo dieci minuti dalla scoppio e ho visto tre colleghi morti.
Ha mai salvato un gattinocome nei film?
«No, ma un piccione sì. Si era incastrato in una rete in piazza Duomo. Lo abbiamo salvato tra gli applausi della gente».
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