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Ho visto il canestro più pazzo Basile un killer come Baggio

Loco. È la parola più gettonata e più abusata nella notte di Bilbao per dare il senso a un istante di vita e di basket. Un gesto folle, un'idea dadaista a due secondi e nove decimi dalla sirena finale quando la partita è perfettamente pari: Gianluca Basile prende la palla e tira. Un sospiro, forse una preghiera. Tira davanti a ottomila baschi con la bava alla bocca e a un gigante di 2.05 di nome Hervelle, proteso a oscurargli la vallata. La palla vola, deve percorrere nove metri perché quel matto di Basile non può scegliere di avvicinarsi al canestro. Manca il tempo. Sedicimila occhi sono ipnotizzati dalla parabola e potremmo farla lunga ancora di più, ma il quotidiano “El Correo” sintetizza perfettamente ciò che accade: «El balon volò. Y entrò».
La conseguenza sono ottomila baschi in silenzio nel palazzetto a un chilometro dal museo Guggenheim come se fossero ipnotizzati da un quadro astratto incomprensibilmente choc. E la Bennet Cantù fra le Top 16 di Eurolega, proprio mentre l'Armani Jeans Milano crolla ancora una volta sotto il peso del suo gigantismo economico. Buroussis, Fotsis, Nicholas: gli investimenti milionari non bastano e non è una novità. I soldi non equivalgono un progetto serio sostenuto da sudore e passione.
Loco. Il termine più giusto e al tempo stesso più sbagliato, perché Gianluca Basile - un grande del basket che a 36 anni difende e corre con l’umiltà di un ragazzino - quel tiro lo ha sempre avuto in tasca. Istintivo, micidiale, senza coordinazione, oppure con la coordinazione naturale che i geni avvertono sotto la pelle quando «sentono la musica». Con triple così è stato il leader del Barcellona, con una tripla così eliminò proprio Cantù in una semifinale scudetto con la maglia della Fortitudo Bologna. E a chi gli chiese di definire tecnicamente il suo morso da mamba lui rispose quasi scusandosi, col sorriso appena accennato: «È un tiro ignorante».
È qualcosa di più, è l’istinto del killer. Lo stesso che aveva Roberto Baggio. E che rivelò al mondo in tutta la sua ferocia al mondiale americano contro la Nigeria a Boston. Il nulla per 89 minuti, africani in vantaggio, poi due gol del Codino, azzurri ai quarti di finale. E divertenti scene in tribuna stampa, dove gli inviati telefonavano in Italia gridando nella cornetta: «Cambiate il voto a Baggio, da 4 diventa 9».
Il tiro ignorante ha colpito ancora e Youtube lo rilancia mille volte di più. Gianluca Basile non si scompone, sa che il finale è spesso questo. E chiude la serata speciale in una cerveceria di Bilbao ordinando bistecche e peperoncini rossi e verdi con Marconato, Grimau ed Hervelle, vecchi compagni al Barcellona.

Quanto è crudele e perfetto lo sport quando a guidarlo è il genio. Due secondi e nove decimi, un attimo a contarli ma una vita a inventarli. Fino a quel momento la sua percentuale da tre punti era uno su sei. Ma el balon volò. Y entrò.

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