
Paul Ley, ortopedico pediatrico in pensione e medico umanitario sul campo per l'intera vita professionale, è il fotografo. "Sono amatoriale" precisa per evitare aspettative troppo alte. Ma le sue foto hanno più di un valore. Perché raccontano di vite e scorci che nessun professionista avrebbe potuto immortalare "senza un rapporto di fiducia". E lui, medico umanitario, a contratto con svariate Ong (Emergency per 15 anni), che ha operato centinaia di feriti di guerra, quella fiducia ha saputo meritarsela. Sono una trentina le foto della mostra I bambini e la guerra esposte nella sala degli Stemmi del Comune di Legnano dal 28 settembre al 3 ottobre. L'evento segna la nascita della Fondazione War Children Hospital voluta assieme al chirurgo Massimo Del Bene che con lui ha partecipato a varie missioni nelle zone devastate di conflitti e "pensato di creare un avamposto a Monza, al San Gerardo, per operare i casi più complessi, quelli che per le condizioni precarie non si possono eseguire sul posto". "L'obbiettivo è restituire qualità di vita e sistemare un arto o una funzione compromessa - spiega Ley - Un conto è operare in urgenza, quando si deve fermare un'emorragia o evitare un'infezione, altro è compiere una scelta che dia un risultato. Non sempre si arriva al proposito, in entrambi i casi. La bimba che è in foto era a Gaza nel 2023, non sappiamo se sia viva oggi, non aveva ferite". Ley è stato in Cambogia, in Afghanistan, in Etiopia, in Siria, nei campi profughi del Libano. E poi Sierra Leone e Yemen. "In Congo, fra il gennaio e il marzo dell'anno scorso ci sono stati più morti che a Gaza, sono i conflitti di cui non si parla mai". Ley porterà alla mostra il ritratto di una bambina afghana con i punti di sutura sul volto e che mangia con la mano sinistra perchè ha perso il braccio destro. "Nel contesto in cui vive mangiare con la sinistra è inappropriato, è una sorta di stigma. Va considerato anche questo aspetto per soppesare la qualità di vita che l'attende". Le contraddizioni e le regole al di là del buon senso fanno il resto. Lo statuto di profugo garantisce diritti, chi non ce l'ha è sfruttato come schiavo. Ley è francese e ricorda l'assistenza ai feriti dopo l'attentato al Bataclan come esempio di buona sanità.
"Ci furono 350 feriti ma in nessun momento i 45 ospedali di Parigi risultarono saturi. Nelle prime sei ore furono operate 89 persone su 22 strutture. La gestione dei 45 ospedali è affidata ai vigili del fuoco che appartengono all'esercito e rispondono alla missione di proteggere la Francia".