Un anno dopo che lo tsunami ha sconvolto la loro vita, i bambini di India, Sri Lanka e Thailandia hanno migliori speranze per il futuro, è più lento invece il recupero dei bambini indonesiani: è quanto rivela un'indagine presentata dall'Unicef su un campione di 1.200 bambini di 4 Paesi, intervistati sulle loro opinioni e sensazioni sul futuro dopo il disastro, un anno dopo. «Anche se i bambini sono ancora spaventati e ansiosi, la loro vita è comunque migliorata e nutrono speranze per il futuro - afferma il presidente dell'Unicef Italia, Antonio Sclavi - l'Unicef mantiene un sostegno costante ai bambini, attraverso l'istruzione, l'assistenza sanitaria e psicosociale, per aiutarli nel processo di ricostruzione delle loro vite». L'indagine rivela che, seppur quotidianamente in lotta con le più disparate difficoltà, i bambini nutrono ottimismo e speranze circa il loro futuro. Più dei due terzi dei bambini hanno la sensazione che la situazione sia migliorata e ritengono di essere oggi in condizioni economiche migliori rispetto ai mesi immediatamente successivi lo tsunami.
Ecco alcuni dati rilevati dall'indagine: circa l'80% dei bambini credono che la loro vita sarà migliore e si sentono felici per il futuro. In Indonesia, i bambini sono meno ottimisti sul futuro: un terzo di loro non crede che la propria vita migliorerà. Quasi tutti i bambini intervistati erano coscienti di aver beneficiato dell'assistenza umanitaria, ma avevano anche la sensazione che fosse necessario un aiuto ulteriore. I bambini hanno indicato diversi bisogni prioritari, primi fra tutti il sostegno per il ritorno a scuola e per la continuazione degli studi. Seguono nell'ordine: il bisogno di soldi, della casa, di vestiario e di lavoro per le loro famiglie. L'indagine rivela come molti bambini siano ancora spaventati. Oltre la metà dei bambini consultati in India e in Sri Lanka temono un nuovo terremoto o un altro tsunami; il 76% dei bambini intervistati in Thailandia ha paura di perdere uno dei propri cari. Oltre un terzo dei bambini interpellati in Indonesia dichiarano di sentirsi soli. Più di 9 bambini su 10 hanno dichiarato d'aver fatto ritorno a scuola: il 97% in Indonesia, il 94% in Sri Lanka, il 95% in Thailandia e l'88% in India. La mancanza di soldi e la necessità di lavorare per aiutare le proprie famiglie sono emerse tra le principali motivazioni fornite dai bambini che non vanno a scuola.
In Thailandia, Sri Lanka e India i bambini hanno detto che nel tempo libero si sentono felici e contenti, mentre in Indonesia la sensazione di solitudine e di noia si verifica più spesso durante il tempo dedicato al gioco: il 58% dei bambini indiani afferma di non poter stare in compagnia di altri per lo stesso tempo di prima dello tsunami, mentre il 52% dei bambini dello Sri Lanka non può partecipare ad attività che si svolgono in spiaggia, come nuotare o giocare, senza provare paura. In Indonesia, il 24% dei bambini intervistati ha dichiarato di sentirsi spesso affamato e il 19% di non mangiare tanto regolarmente dopo lo tsunami.
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