I «bamboccioni» di Tps imbarazzano la sinistra Veltroni: battuta infelice

Coro di critiche alla frase del ministro. Bindi: non apprezzo

I «bamboccioni» di Tps imbarazzano la sinistra Veltroni: battuta infelice

da Roma

Se voleva essere una battuta spiritosa, quella dei «bamboccioni» di Padoa-Schioppa non fa ridere nessuno: nella maggioranza e nell’opposizione. E pensare che la relazione tecnica alla legge finanziaria conta anche quanti potrebbero essere i ragazzi compresi fra 20 e i 30 anni in grado di usufruire dello sconto sull’affitto compreso dalla manovra: 157mila, a fronte di 6 milioni e 280mila giovani che vivono con mamma e papà. Al coro di critiche contro il ministro dell’Economia si contano ministri (Bindi e Ferrero), ma anche i candidati alla guida del Partito democratico (Veltroni, Letta, Adinolfi e Bindi nella sua doppia veste), sindacalisti.
Secondo Walter Veltroni, quella sui «bamboccioni è stata una battuta infelice». «La condizione di vita di questi ragazzi è il principale problema del Paese. Affrontano un viaggio nell’incertezza e meritano non solo rispetto, ma anche l’accompagnamento nella ricerca di opportunità». E per far capire «quanto» il sindaco di Roma prenda le distanze dal ministro dell’Economia, Veltroni aggiunge: «Fare l’amministratore ti consente di capire la vita reale dei cittadini, non di leggerla attraverso gli editoriali dei giornali».
Più deciso l’attacco al ministro da parte di un altro candidato alla guida del Partito democratico. Secondo Mario Adinolfi, «Tommaso Padoa-Schioppa i suoi sessantotto anni li dimostra tutti. Davanti alla frase sui “bamboccioni” verrebbe da dire che attendiamo le scuse da un ministro-pannolone che non conosce il paese che governa». Poi, scende nel dettaglio dell’analisi sulla finanziaria. «L’insulto è nella mancetta ridicola che viene indicata come cura al problema dei giovani di trovare una propria abitazione autonoma. Così come altri insulti sono - aggiunge - i 10 miliardi di euro, costo della riforma previdenziale varata il 23 luglio scorso, presi prevalentemente dai co.co.pro. per permettere ai nostri genitori di andare in pensione a 58 anni con l’80% dell’ultima retribuzione e il tfr, mentre noi ci andremo a 65 anni, con il 50% dell’ultima retribuzione e senza tfr». E suggerisce al ministro di introdurre l’aumento dell’età pensionabile a 65 anni.
Sulle critiche a Padoa-Schioppa si unisce anche Rosy Bindi, nella duplice veste: candidata al Partito democratico e ministro della Famiglia. «Il termine "bamboccioni" non voleva essere offensivo, ma io non l’ho apprezzato», osserva. E aggiunge: «Non è il termine giusto per definire la situazione giovanile. I ragazzi oggi restano a casa non perché stanno bene con mamma e il padre, ma perché mancano le condizioni per uscire di casa». Anche l’altro candidato al Pd, Enrico Letta, ritiene quella del ministro «una battuta infelice».
Paolo Ferrero è indignato sia dell’espressione del collega dell’Economia, sia per il dibattito in corso. «C’è una riduzione della politica in una sorta di soap opera - osserva il ministro della Solidarietà -. Tutti mi chiedono cosa penso della battuta di Padoa Schioppa sui "bamboccioni", la mia risposta è: chi se ne frega. Nella politica si parla solo di stupidaggini».
E dal dibattito non potevano mancare i leader sindacali.

Per Raffaele Bonanni (Cisl) i «bamboccioni» sono figli di famiglie benestanti; mentre per Guglielmo Epifani, quella di Padoa-Schioppa era solo una battuta. Che non piace nemmeno all’opposizione. E Maurizio Gasparri (An) lancia un’idea: tutti i bamboccioni a casa di Padoa-Schioppa.

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