Economia

I banchieri «congelano» l’Abi per tre mesi

Nel comitato esecutivo di ieri deciso lo «stop» dell’attività dell’associazione fino a luglio. Poi l’elezione del presidente

Mario Attanasio

da Milano

I banchieri congelano l'Abi. Almeno fino a luglio, quando sarà eletto il nuovo presidente. Per i prossimi tre mesi, dunque, nessuna novità di rilievo per l'attività della «Confindustria del credito».
È un chiaro segnale, quello arrivato dal comitato esecutivo di ieri dell'Associazione bancaria. Che ha stoppato l'approvazione di tutti i nuovi progetti, dando vita a una sorta di «trimestre» bianco. Una novità per la vita dell'Abi, che conferma come d'ora in avanti l'attenzione sarà tutta rivolta alla successione di Maurizio Sella. La questione è ormai «particolarmente complessa» e potrebbe richiedere più tempo del previsto. Non a caso, la relazione dei saggi chiamati a individuare il prossimo numero uno dell'Associazione slitterà, salvo sorprese, dall'esecutivo di maggio a quello di giugno.
La scelta del nuovo presidente, insomma, esce dagli schemi, anche per l'intreccio con le elezioni politiche. E ciò per una duplice ragione: anzitutto perché, secondo alcuni banchieri, il peso della nuova maggioranza parlamentare «si farà sentire» in questa fase di sondaggi interni. E poi perché chi prenderà il posto di Sella dovrà dialogare diversamente proprio con la politica e le istituzioni pubbliche. Nessuno «legge» questa indicazione come una bocciatura per la passata gestione, ma solo come una «necessità dovuta ai cambiamenti in atto fuori e dentro il settore bancario».
Di qui la scelta dei leader degli istituti di mettere sul tavolo una «pausa di riflessione» sul ruolo della loro associazione di categoria. Più di qualcuno, come il Giornale ha già riferito, vorrebbe un cambio di rotta netto e vedere l'Abi su un «terreno sempre più politico» per non «essere da meno rispetto agli industriali». E nella riunione di ieri, come raccontano diversi partecipanti, non sono mancati «momenti di tensione». Una dopo l'altra, infatti, come già accennato, sono state sospese tutte le decisioni sullo sviluppo dell'Associazione: finiscono così nel freezer il progetto che mira alla creazione delle commissioni provinciali e il codice di autoregolamentazione.
Così come sono state bloccate le modifiche allo statuto necessarie alla luce delle regole etiche che gli istituti vorrebbero imporsi. Tutto rimandato a settembre. Più che le presenze, però, ieri si sono fatte notare le assenze: al vertice dei top banker, il penultimo dell'era Sella nella sede romana di Palazzo Altieri, non si sono visti infatti alcuni big del credito come Matteo Arpe (Capitalia), Corrado Passera e Giovanni Bazoli (Intesa) nonché Alessandro Profumo (Unicredit). Non mancavano all'appello, invece, i quattro candidati alla presidenza e cioè Luigi Abete (Banca nazionale del lavoro), Corrado Faissola (Banca Lombarda), Roberto Mazzotta (Popolare di Milano) e Carlo Salvatori (Unicredit). Da parte loro nessuna dichiarazione sulla poltrona di Presidente. Forse per fair play.

Oppure, verosimilmente, per prudenza «politica».

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