Augusto Pozzoli
Per la scuola Nagib Mahfuz di via Ventura manca solo lok dei Comune, «stiamo lavorando e la risposta arriverà prestissimo» assicura lassessore allEducazione Mariolina Moioli. I responsabili dellassociazione Insieme promotori dei corsi per i bambini egiziani però non si arrendono e cercano in tutti i modi di sbloccare una situazione diventata ormai estenuante. Si pensa soprattutto agli iscritti, e ieri mattina un gruppo di studenti delle medie si sono incontrati con linsegnante ditaliano per ricevere i compiti da svolgere a casa. Si stanno organizzando inoltre visite didattiche in città, altro modo per imparare come si usa fare del resto nelle classi della scuole statali. Intanto il presidente di Insieme, Mohamud Othman, ha scritto una lettera allarcivescovo Dionigi Tettamanzi in cui spiega liniziativa. «La scuola che intendiamo realizzare si legge nella lettera non è unesperienza di separatezza, ma una risposta a delle esigenze di una comunità molto vasta e la ricerca di vie diversificate per assicurare nel modo migliore leducazione di bambini e ragazzi dalla doppia cultura». La lettera si conclude con linvito al cardinale a visitare la scuola «per un cordiale incontro che possa testimoniare la reciproca volontà di lavorare per la pacifica convivenza cittadina».
Per tornare al fronte del sempre più complesso stato delle certificazioni sullagibilità della struttura di via Ventura cè da segnalare che il prefetto Lombardi, come aveva promesso ai responsabili dellassociazione Insieme, ha scritto sia al sindaco Letizia Moratti che al direttore scolastico Mario Dutto per sollecitare una risposta sullintera vicenda. E Dutto ha già pronto il decreto di autorizzazione. Come si uscirà da questo stato di incertezza? Marilena Adamo, capogruppo dellUlivo a Palazzo Marino ha detto: «Stiamo intervenendo sul ministro Fioroni perché si superi questo braccio di ferro consentendo al direttore scolastico di rilasciare unautorizzazione provvisoria in attesa che il Comune faccia tutti i passi per verificare lagibilità della struttura». Nel dibattito interviene anche il capogruppo di An in Regione Roberto Alboni: «Non abbiamo paura e non vogliamo far paura. Non sono Milano e la Lombardia ma gli stranieri ad essere restii all'integrazione. Se il cosmopolitismo e l'accoglienza appartengono per tradizione alla nostra regione e al suo capoluogo, non è accettabile tanta insistenza da parte delle famiglie per educare i figli, in Italia, secondo i dettami della cultura e della religione islamica, dato che sui banchi delle scuole italiane il posto c'è».
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