«Mia figlia non dorme da tre giorni; laltro, il grande, non parla, non dice quello che lo turba». Descrive così langoscia che attraversa tutte le famiglie di Gravina in Puglia un padre che aspetta il figlio alluscita dalla scuola media Benedetto XIII, la stessa che frequentavano Francesco e Salvatore Pappalardi prima di scomparire. I ragazzini che escono da scuola e i loro fratelli più grandi che li attendono non hanno molta voglia di parlare di quanto è accaduto. Voltandosi dallaltra parte raccontano solo che in classe se ne parla. Anche i professori evitano di incontrare i giornalisti. Qualcuno dice solo: «Siamo tutti sconvolti, bisognerebbe evitare il clamore su questa vicenda». Sono tutti preoccupati per limpatto che la scomparsa prima e il ritrovamento poi dei due fratellini può avere sullo sviluppo dei loro allievi.
Nei giorni del dolore arriva la lettera del vescovo di Gravina, Mario Paciello: «Cari ragazzi, non abbiate paura dei carabinieri, della polizia, dei vigili urbani. Queste persone non sono Mangiafuoco che terrorizza Pinocchio.
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