I brutti vizi che non sono mai passati

Giustizia è fatta. La vittima è stata punita. Da oggi gli italiani sanno che quando la sinistra è al governo, chi resiste a un ordine arbitrario dettato dalla politica, in nome di un dovere più grande nei confronti dello Stato, verrà premiato con la rimozione forzata. Mentre il politico, al più, sarà temporaneamente sospeso da qualche mansione ed incasserà, in cambio, la solidarietà unanime di tutto il governo. Ad essere avvertita è anche la libera stampa: si astenga dal ricercare la verità. Non serve. Anzi, peggio, se la trova essa si ritorcerà contro colui il quale ha subito il sopruso.
Pensavamo con «il caso Sircana» di esser giunti al punto più basso al quale questo governo poteva condurci. I contorni fattuali della vicenda e le loro implicazioni personali, allora, c'interessarono assai poco. Ci preoccupò molto di più il fatto che fosse ricercata (e pubblicata) una falsa smentita da parte del fotografo in questione. Che fu attivato l'Ordine dei Giornalisti della Lombardia affinché censurasse l'indegno comportamento del direttore del giornale che raccontò la storia. Che fu assunto un provvedimento ad personam da parte di un'autorità indipendente. E, soprattutto, ci preoccupò la scoperta delle foto nella cassaforte del gruppo editoriale che riunisce i «poteri forti» del Paese. Acquistate per non essere pubblicate. Tutto ciò per una democrazia non costituisce un buon pedigree: altro che conflitto d'interessi! Ma si rientrava pur sempre nel genere «arroganza del potere». E poi, diciamoci la verità, il rischio che la lotta politica, d'allora in poi, si potesse praticare spiando dal buco della serratura imponeva prudenza.
Oggi no, è tutto diverso. Stiamo parlando di militari che denunciano un'indebita invadenza, la cui versione è confermata dalla testimonianza di altri uomini in divisa. E, per di più, vi sono le lettere del vice ministro che attestano per iscritto dell'inaccettabile invadenza. Si sta parlando, dunque, di uno sbrego istituzionale al quale il riparo portato è stato peggiore del danno. Fino al punto che sarebbe consigliabile per il Capo dello Stato intervenire.
A non voler postulare malafede congenita o deliberata volontà d'eversione, resta solo un'ipotesi che spiega il misfatto: la presunzione fatale. L'idea d'agire dalla parte del bene e, per questo, di poter disporre a piacere dello Stato. Perché, anche quando si commette una mascalzonata, il fine è sempre quello di raddrizzare il legno storto dell'umanità. Vi è una sinistra corrispondenza tra quanto è accaduto e i mezzi prospettati da questo governo per sconfiggere l'evasione fiscale.

Per Visco e compagni, la presunta nobiltà del fine nobilita misure e comportamenti, anche i più liberticidi. I muri cadono ma non per ciò le mentalità si modificano. Ci dispiace, ma questi sono rimasti comunisti.
Gaetano Quagliariello

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